Dai condoni contributivi della Lega di Matteo Salvini, attuale ministro delle Infrastrutture e Trasporti (nonché vicepresidente del Consiglio) del governo Meloni, -ben tre tra il 2018 e il 2022- si è generato un buco nero nei conti dell’INPS.
Il Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’Istituto nazionale di previdenza sociale ha infatti lanciato un allarme sulle pensioni: 6,6 miliardi di euro -questa l’entità del fabbisogno- da trovare nei prossimi anni per coprire le ricadute delle operazioni di “saldo e stralcio” dei crediti contributivi fino al 2015. In pratica, contributi previdenziali per i lavoratori dipendenti dovuti ma non pagati dalle imprese, grazie alle operazioni governative volute negli anni passati dal partito guidato dall’attuale vice di Giorgia Meloni.
I grandi governi di destra, gli anti Robin Hood che hanno rubato ai poveri per dare ai ricchi, in sostanza hanno permesso al proprio elettorato di riferimento (imprenditori medi e grandi) di risparmiare sul dovuto per i propri dipendenti. Questo risparmio sarà a danno di tutta la comunità, visto che bisognerà trovare le risorse pubbliche attraverso la fiscalità generale. In sintesi, visto che peraltro è acclarato dalle statistiche sulle entrate fiscali dello Stato e dalle relative tipologie, i lavoratori dipendenti sono così beffati due volte: dai mancati contributi versati e dalle tasse in più che arriveranno a proprio carico in busta paga.
E dal governo, attraverso il sottosegretario al Lavoro, Durigon, fanno anche sapere, a ulteriore beffa e presa in giro, che “il nostro governo ha lavorato e continuerà a farlo perseguendo un solo interesse: la tutela dei lavoratori”.
Una farlocca idea di tutela, oltre che della realtà. Da stralciarsi le vesti.
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