Accoglienza dal basso. Intervista ad Andrea Costa, attivista Baobab Experience

 
Facciamo questa intervista ad Andrea Costa, uno dei responsabili della struttura di accoglienza volontaria del Baobab Experience di Roma e membro del Coordinamento di DiEM25 Italia, in un periodo in cui la gestione securitaria e poliziesca dell’accoglienza ha raggiunto livelli insostenibili. In pochi giorni abbiamo assistito all’ennesimo sgombero del Baobab, ai rastrellamenti e alle deportazioni della Stazione Centrale di Milano, alla morte di un uomo a Roma dopo un’operazione di “decoro” dei Vigili Urbani.
Chiediamo ad Andrea com’è possibile essere arrivati a questa situazione, e come si può resistere a Roma se la gestione istituzionale delle migrazioni è puramente emergenziale.
 
 
 
Roma a oggi continua a essere l’unica capitale d’Europa senza un hub di prima accoglienza per i migranti in transito e per quelli che vogliono entrare nel circuito d’accoglienza ufficiale. Nonostante le promesse di Marino, del Prefetto Tronca e poi della Sindaca Raggi, ancora non è stata aperta nessuna struttura in grado di fornire informazioni, assistenza sanitaria e legale alle centinaia di donne, uomini, bambini e minori non accompagnati in fuga da guerre, dittature, fame e povertà. Rispetto all’anno scorso, nello stesso periodo, gli arrivi sono aumentati del 33%. Se il Comune non autorizza l’allestimento di un campo attrezzato, a breve, la situazione sarà ingestibile.
 
 
 
Cosa vuol dire lavorare sul campo a Roma nell’accoglienza? Cosa fate di concreto per aiutare uomini, donne e bambini e restituire loro quel minimo di dignità cui hanno diritto?
 
 
A Roma cittadine e cittadini hanno riempito, dalla primavera del 2015, il vuoto istituzionale in tema di accoglienza. Oltre 60.000 migranti sono stati assistiti prima nell’ex Centro Baobab poi nella tendopoli di via Cupa e oggi nel Piazzale Est della Stazione Tiburtina. I migranti che sbarcano nel nostro paese arrivano dopo un viaggio fatto di orrori, violenze e privazioni che può durare 2 o 3 anni: non è solo di cibo e vestiti puliti che hanno bisogno. Dopo un viaggio disumanizzante hanno bisogno di essere aiutati a riumanizzarsi, a elaborare lutti e violenze e a ritrovare fiducia in se stessi e negli altri. Baobab Experience ha appunto provato a fare questo, lavorando su un nuovo concetto di accoglienza volta a ridare nomi, storie e dignità a migliaia di persone divenute numeri per statistiche.
 
 
 
Quali sono le difficoltà e i muri che incontrate ogni giorno?
 
 
Oggi, a causa di legislazioni sbagliate nazionali ed europee, fare accoglienza “dal basso” è sempre più difficile, attiviste e attivisti che si battono concretamente per i diritti dei migranti vengono spesso perseguitati: fogli di via dai luoghi dell’accoglienza, multe, sgomberi, divieti di somministrazione del cibo e delle coperte sono all’ordine del giorno. “Assembramenti” di migranti sono vietati in molte zone. Nonostante l’impegno volontario profuso da tanti team legali diventa sempre più difficile districarsi tra i meandri della legislazione in tema di immigrazione. Superare la Bossi – Fini è fondamentale quanto varare lo Ius Soli. Il Trattato di Dublino è fallito e il nuovo programma di Relocation non è sufficiente.
 
 
 
E quali invece le piacevoli sorprese o i moti di solidarietà?
 
 
Nonostante questo, aver scoperto che la cittadinanza tutta, le piccole e medie associazioni laiche e religiose si stiano spendendo in modo eccezionale per aiutare i migranti è stato un bellissimo segnale. I media descrivono la migrazione e i migranti come “un problema”, mentre la società civile si dimostra molto più avanti e intelligente facendoci tutti sperare in un futuro migliore.
 
 
 
Allargando il discorso all’Europa, com’è la situazione negli altri campi?
 
 
In questi anni abbiamo stretto rapporto con una rete di cittadinanza che si occupa di “accoglienza dal basso” che va dalle isole greche fino a Ceuta e Melilla passando per tutta Europa. Anche in Italia gli attivisti si organizzano, da Lampedusa fino ai confini di Ventimiglia, Chiasso e Como: corridoi umanitari costruiti e gestiti dai cittadini permettono ai migranti di attraversare il nostro paese con maggiore sicurezza. Di contro le istituzioni reagiscono chiudendo le frontiere, alzando muri e militarizzando città, come ad esempio avviene a Ventimiglia.
 
 
Cosa possiamo fare, noi che leggiamo questa intervista, per darvi una mano concretamente?
 
 
Il 5,6 e 7 Maggio a Roma, presso la Città dell’Altra Economia, si terrà Pensare Migrante: una tre giorni dedicata alle migrazioni e all’accoglienza che vedrà partecipare attivisti/e da tutta Europa. Sarà con noi anche Cedric Herrou, il contadino Francese della Val Roya che ospita centinaia di migranti nella sua fattoria e per il quale è stata chiesta un’assurda condanna “per solidarietà”. Per fortuna il Tribunale di Imperia ha respinto le accuse. Per aiutarci è molto semplice. Potete cominciare col passare a trovarci alla Città dell’Altra Economia in quei giorni, poi seguire Baobab Experience sui social network, per sapere cosa serve nel particolare. Ma soprattutto passare al nostro presidio al Piazzale Est della Stazione Tiburtina, per capire esattamente quale sia la questione e rendersi conto di come e quanto si possa aiutare.
 
 
 
 
 
 
 
Ps. Gli sbarchi proseguono incessanti e i numeri sono in aumento: il Baobab Experience a Roma necessita urgentemente di LATTE UHT intero e BISCOTTI per le colazioni. Possono essere consegnati al nuovo presidio al parcheggio di via Spinelli, accanto all’hotel Africa (a un centinaio di metri da piazzale Spadolini), tutti i giorni tra le 18 e le 21.
 
 
 

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