Luis Martin e Sandro Mezzadra discutono le soluzioni possibili per uscire dalla crisi europea.
Estratto di un articolo apparso su Diagonal, CC-BY-SA
(tradotto da DiEM Translators Collective)
Luis Martín
Quali tattiche e dispositivi sono necessari per cambiare la situazione attuale in Europa?
La situazione attuale in Europa è caratterizzata da un processo di disintegrazione. A causa della finanziarizzazione, le istituzioni sono state svuotate del potere politico, un processo che è accelerato a partire dalla crisi del 2008. In Europa ci sono oggi sono molte tensioni, e le istituzioni europee si comportano come degli amministratori che difendono il modello attuale, che potremmo definire estrattivo. Noi pensiamo che sia necessario rendere ai cittadini questo progetto collettivo europeo perché ci sono questioni che non possono essere delegate nemmeno solo agli Stati-Nazione. Il nostro obiettivo è di democratizzare l’Europa. Come farlo? Pensiamo che sia necessario mettere in pratica un progetto multidimensionale, che non sia limitato ai partiti politici, ma che includa cittadini e movimenti locali.
Come considerate la questione della sovranità?
Secondo noi non c’è una contraddizione tra un progetto di maggiore integrazione europea (uno dei punti deboli del movimento progressista in America Latina fu appunto la scarsa integrazione regionale) e alcuni elementi di sovranità nazionale. I movimenti cittadini che in Spagna hanno conquistato le istituzioni locali hanno molti punti forti, però presto si scontrano con dei tetti di cristallo, con norme e direttive a vari livelli. Noi non accettiamo di ridurre le possibilità alla falsa scelta tra accettare l’Europa tal quale essa è adesso e tornare indietro agli Stati-Nazione. Diem si propone come un’officina di azione, uno strumento utile per 1) generare un dibattito tra piani e livelli diversi; 2) sviluppare un percorso critico; 3) appoggiare dei processi di cambiamento già in marcia; 4) fare un lavoro di lobby, think thank e forza politica.
Come costruire una nuova Carta Magna europea?
Vogliamo che il percorso critico proposto da Diem per i prossimi 18 / 24 mesi sopra dei punti fondamentali, e promosso attraverso eventi, dibatti pubblici, creazione di assemblee e gruppi di lavoro, termini in un progetto costituente che cambi le istituzioni-amministrazioni attuali in qualcosa di realmente democratico. Per esempio, la nostra prossima assemblea di Vienna sarà dedicata all’immigrazione: ci saranno dibattiti, gruppi di lavoro, collettivi locali che hanno aderito al nostro manifesto, e per finire una grande assemblea … infatti non basta sviluppare un discorso critico, è necessario anche raggiungere una massa critica. E questo è qualcosa di fondamentale che non esiste in Spagna: qui non c’è stato alcun dibattito pubblico sull’Europa, non se n’è parlato durante le elezioni di dicembre e non se ne parla adesso in nessuna campagna o programma. Ma senza dubbio sarà Bruxelles a farci ricordare dell’Europa chiedendo i tagli alla spesa per l’anno prossimo.
Sandro Mezzadra
Su quale idea di sovranità nazionale dovrebbe basarsi un nuovo accordo europeo di cooperazione transnazionale?
Il concetto attuale di sovranità nazionale è legato fortemente alla storia dell’espansione coloniale europea. Per questo motivo non è facile riappropriarsene. In realtà, però, ciò che è realmente difficile è pensare a un progetto di emancipazione attorno a questo concetto inteso come sovranità statale e nazionale. In questo momento storico ci scontriamo con situazioni che rendono necessaria la ricerca di altre dimensioni spaziali per l’azione e la lotta politica. Gli Stati sono stati svuotati della loro capacità di regolare il capitalismo, che oggi è molto diverso dal capitalismo del passato durante il quale si realizzò il cosiddetto compromesso fordista e che aveva permesso lo sviluppo degli Stati del benessere. Per questo motivo, la dimensione spaziale della politica ha un’importanza fondamentale (?) e tutto il progetto radicale di liberazione si scontra con la necessità di inventare nuove forme di lotta.
Quale sarebbe il ruolo delle politiche monetarie di fronte ad un processo di democratizzazione a livello europeo?
Stiamo vivendo un momento di turbolenza monetaria su scala internazionale nel quale la supremazia del dollaro è messa di volta in volta in discussione dalle oscillazioni nel capitalismo globale. È difficile pensare di poter uscire da questa situazione tornando alla sovranità monetaria nazionale. Il ruolo delle politiche monetarie dovrebbe essere, piuttosto, quello di contestare la finzione della natura tecnica dell’euro e della sua gestione. Lo statuto stesso della Banca Centrale Europea dovrebbe essere rimesso in discussione. Le lotte sociali dovrebbero avere la possibilità di influenzare le correlazioni di forza che la moneta riflette. Siamo in un momento in cui la stessa stampa finanziaria internazionale esprime la necessità di passare dal quantitative easing all’ helicopter money [una politica monetaria nella quale le banche centrali distribuiscono denaro direttamente a tutta la popolazione, n.d.r.]. Sarebbe interessante riflettere sulla teoria dell’helicopter money dal punto di vista del reddito di cittadinanza.
Quali sarebbero gli assi principali di una nuova Carta Magna europea?
Per creare le condizioni materiali di una democrazia a scala continentale è necessario inventare nuove idee sul concetto di frontiere, di rendita, di beni comuni etc. DiEM25 parla di un nuovo “New Deal Verde”. Utilizzare le idee del New Deal è interessante, però non dobbiamo dimenticare che la riforma economica di Roosevelt non sarebbe stata possibile in Europa senza l’ondata di lotte operaie (di intensità insolita in Spagna) e la creazione di un nuovo sindacato (il CIO) che l’hanno preceduta.
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