Mantova ha appreso che sabato, il consigliere Luca De Marchi distribuirà frittelle ai solo bambini di “pura razza italica”. Non è la prima volta che l’esponente di destra traduce in maniera così squallida il già penoso motto “prima gli italiani”. E non sarà la prima volta che la cittadina virgiliana verrà messa alla ribalta delle notizie nazionali per le sue iniziative. D’altronde De Marchi sembra essere mosso solo da un infantile bisogno di far parlare di sé. La cronaca cittadina è piena di episodi di questo tipo, da quando augurava ai militanti della sinistra radicale e anticapitalista di essere mandati ad Auschwitz; a quando coprì con degli slip i manifesti di una mostra artistica ritraenti Monna Lisa in versione transgender; o quando fu espulso da Casa Pound per aver sostenuto il Gay-Pride di Mantova. Si, perché abbiamo a che fare con un vero e proprio viaggiatore della destra, passato dall’essere un secessionista padano, ad autonomo di destra poiché cacciato dalla Lega Nord, fino a cavalcare l’onda (rivelatasi poi asciutta) di Casa Pound alle elezioni del 4 marzo. Proprio il cattivo responso elettorale fu la causa per cui decise di farsi cacciare dai neofascisti del terzo millennio, aderendo strumentalmente al Gay-Pride e virando in direzione Fratelli D’Italia.
Da questo semplice quadro, sembrerebbe emergere il profilo di un personaggio da baraccone, e non ci si allontana molto dalla verità. Preoccupante, in verità, è il fatto che abbia un posto in consiglio comunale. Proprio dalle sedie della rappresentanza cittadina, De Marchi ha dato il “meglio” di sé, con uscite scomposte e al limite del legale, come quando auspicava “olio di ricino e manganello” al posto del DASPO urbano per chi avesse commesso il reato di ubriachezza molesta (provvedimento promosso dalla giunta a guida PD circa un anno fa).
Sicuramente sabato, a Mantova, ci sarà da ridere, ma non sarà una giornata divertente. Ciò che manifesta De Marchi è la deriva sub-culturale che investe la società e la politica italiana, per cui un personaggio di tale risma, intriso di razzismo, machismo, sessimo e violenza verbale si senta in diritto di esternare una visione del mondo così bieca e meschina.
Ci saranno bambini e bambine che avranno le frittelle, altri no. Ci saranno genitori che avranno educato le nuove generazioni all’odio razziale. Altri no, e noi crediamo saranno la maggioranza.
Ci saranno anche le vere vittime: le frittelle! Già perché a Mantova come altrove, esse erano un cibo dei poveri, degli ultimi. Un modo per alleviare le miserie alimentari e un dono che gli adulti facevano (e continuano a fare) ai più piccoli. Nella loro semplicità , le frittelle sono un simbolo di speranza per il futuro, un futuro che non appartiene a De Marchi ed a suoi accoliti, non appartiene ai nostalgici di un ventennio passato; ma che, da sempre, appartiene alle nuove generazioni, meticce e multiculturali, embrione ed energia della nuova Italia e della nuova Europa!
Mirko Rauso – DSC Mantova1
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