La situazione a Gaza continua a farsi ogni giorno più drammatica mentre l’attenzione dei media sta come sempre cinicamente svanendo.
la schiera delle grandi firme del giornalismo italiano è compatta sul convincerci che qualsiasi dubbio possa venirci nel testimoniare un massacro sia antisemitismo e antioccidentalismo (ripetendo a sfinimento sempre i grandi classici fin dall’iraq e dall’afghanistan), Il dibattito pubblico sembra essere completamente orientato verso un unico obiettivo: schiacciare la discussione su una dicotomia ridicola, infantile e anche un po machista: buoni contro cattivi, bene contro il male, luce contro tenebra, civiltà contro i selvaggi.
Sembra che sia impossibile per i loro cervelli mantenere valida più di una verità nello stesso momento.
Prima verità: la strage del 7 ottobre di civili è stato un atto esecrabile e orrendo e in violazione delle leggi internazionali.
Seconda verità: le punizioni collettive messe in atto da Israele, il bombardamento indiscriminato di un territorio densamente popolato, senza acqua, viveri, medicine, corrente elettrica e infine anche col black out delle comunicazioni è un massacro indiscriminato e in violazioni delle leggi internazionali.
Terza verità: il tutto sta avvenendo in un contesto di occupazione, vessazione, apartheid anche in territori in cui non governa hamas, prolungato, sostenuto e incrementato per decenni, in violazione delle leggi internazionali.
Se la soluzione a queste verità è la pace, non possiamo non dire come ogni azione messa in atto nelle ultime due settimane non stia neanche “pareggiando i conti” ma sta definitivamente cancellando ogni speranza di una risoluzione del conflitto.
Chiunque ancora oggi sostenga la necessità della soluzione due popoli e due stati vi sta prendendo in giro, perchè nel frattempo uno dei due stati sta – non così lentamente – scomaprendo e già oggi per attuarlo sarebbe necessario lo smantellamento di centinaia di colonie illegali in cisgiordania e il rientro di oltre 400.000 coloni israeliani: oggi non esiste alcuna forza politica in grado di convincere lo stato di israele ad una operazione così grande che andrebbe in senso opposto a quanto fatto da tutti i governi negli ultimi 20 anni.
Chiunque sostenga che la pulizia etnica in atto in questo momento a Gaza sia necessaria per “sradicare hamas” oramai non fa neanche più lo sforzo di impegnarsi nel prendersi gioco della nostra intelligenza: ogni bomba sganciata su una casa significa morti, significa lutto e disperazione, significa radicalizzazione.
La lungimiranza di queste persone l’abbiamo già vista con l’audizione di netanhiau al congresso americano nel 2002, quando dava già per vinta la guerra in afghanistan, prometteva stabilità nelal regione in caso di invasione in iraq, e prendeva in giro chi avvertiva di un rischio ISIS.
L’unico obiettivo è la vendetta verso un intero popolo – anche a costo di sacrificare gli ostaggi- e la ricerca di una sicurezza nazionale derivante da aver scacciato ogni presenza palestinese dai propri territori.
Una cinica scommessa che è stata portata avanti da decenni di politiche espansionistiche dei governi israeliani, che contavano sul faatto che la supremazia tecnologica, militare e di intelligence fosse talmente grande da potersi permettere di spingere sull’acceleratore dell’escalation, tanto i danni subiti sarebbero stati quasi nulli.
Una politica che si è servita di Hamas – posizione pubblicamente espressa dai ministri del governo – per indebolire al fatah e così la legittimità delle richieste di uno stato palestinese.
Una scommesssa sulla pelle dei civili palestinesi e dei civili isaraleliani, come purtroppo abbiamo visto il 7 ottobre.
Come sempre, le stesse persone, le stesse elite che hanno lentamente provocato tutto questo ora ci mettono di fronte alla supposta necessità di azioni scellerate, costretti dalle circostanze che loro stessi hanno creato.
e soprattutto creando le condizioni perchè questo succeda ancora, e ancora, e ancora.
Ogni giorno passato negli ultimi anni in cui i media e i nostri governanti han taciuto su ciò che accade in cisgiordania, hanno aiutato hamas e tutti gli estremisti radicali.
Ogni volta che taccian oogni critica a israele come antisemitismo, aiutano i veri antisemiti che si sentono legittimati, come in Daghestan.
Quello in atto a Gaza è un massacro di cui la storia ci chiederà conto.
L’incredibile facilità con cui i grandi difensori della superiorità occidentale scrollano le spalle di fronte alle stragi di civili a ghaza ha un solo nome: razzismo ipocrita.
E’ nostro compito far loro sapere che oggi sappiamo che hanno sbagliato, che stanno sbagliando e che ce lo ricorderemo.
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