Ancora una volta abbiamo avuto la conferma che i termini della Brexit saranno durissimi nei confronti del popolo inglese. Al governo conservatore manca chiaramente una strategia che vada oltre l’ostruzionismo. Una nuova crisi di governo rischia di peggiorare ulteriormente le condizioni imposte dall’Unione Europea. DiEM25 sostiene la campagna “Take a break from Brexit” in modo da convocare nuove elezioni e dare al Regno Unito un governo in grado di condurre le trattative con competenza.
L’accordo pubblicato il 14 novembre sulla Brexit vede un’Inghilterra che ha perso terreno su tutte le promesse risalenti a due anni fa. La grande novità del trattato è di proporre un periodo di transizione che comincerebbe allo scadere dei due anni dall’attivazione dell’Articolo 50, il 29 marzo 2019. Durante questo periodo i cittadini EU presenti sul suolo britannico manterranno i diritti di libera circolazione, residenza e lavoro, mentre lo stesso non sarà possibile per i cittadini britannici che vogliano trasferirsi su suolo europeo. Il Regno Unito continuerebbe ad essere vincolato alle sentenze della Corte europea di giustizia e a qualunque decisione presa dalle istituzioni europee, e rimarrebbe all’interno dell’unione doganale, decisione che impedirebbe la formazione del tanto temuto confine interno all’Irlanda. Sempre per questo scopo l’Irlanda del Nord resterebbe all’interno del mercato comune europeo, e questo richiederebbe controlli su tutte le merci in arrivo dalla Gran Bretagna, formando un confine di fatto nel Mare d’Irlanda. Il periodo di transizione sarebbe estendibile con una decisione congiunta fino eventualmente al 2099, mentre non è presente nessuna clausola che permetta al Regno Unito di rescindere unilateralmente da questo trattato.
Come era prevedibile, in molti hanno rassegnato le dimissioni dall’esecutivo di Theresa May per segnalare la loro contrarietà a questo trattato. In primis il Ministro per la Brexit, Dominic Raab. Viene spontaneo chiedersi come mai l’ex ministro Raab trovi inaccettabile solo adesso un trattato che sicuramente anche lui ha aiutato a negoziare, e di cui quindi conosceva i termini.
Poi è stata la volta di Esther McVey (Ministro per il lavoro e le pensioni) e Shaleish Vara (Ministro per l’Irlanda del Nord), seguiti da Suella Braverman (Viceministro per la Brexit), Anne-Marie Trevelyan (Viceministro per l’Istruzione) e Nikki Da Costa (direttore degli affari legali di Downing Street).
Jacob Rees-Mogg, figura di spicco fra i pro-Brexit ha dichiarato che richiederà un voto di sfiducia alla premier May. Se la sua richiesta verrà accolta questo aprirebbe un’ennesima crisi di governo, con il rischio di un ennesimo stallo e di indebolire ulteriormente l’UK nei negoziati.
Dall’altro lato Jeremy Corbyn denuncia l’accordo come una falsa scelta fra “un pessimo accordo e nessun accordo”.
DiEM25 ha da tempo formulato una proposta per cui il Regno Unito dovrebbe beneficiare di un accordo provvisorio SEE (sul modello di quello che ha la Norvegia) durante i negoziati. Imporre condizioni punitive da parte dell’UE non farà altro che aumentare la percezione delle istituzioni europee come burocrati distanti e impietosi.
Si è da poco conclusa una votazione fra gli iscritti in tutta Europa per aggiornare la nostra posizione sulla Brexit e partecipare alla campagna “Take a break from Brexit”: chiedere che l’intero processo venga rimandato di un anno in modo da fare pressioni sul governo inglese perché convochi una nuova elezione nazionale. E, sperando che dopo più di due anni sia finita l’ebbrezza collettiva che ha portato a credere alle comprovate bugie diffuse dalla campagna del Leave, un nuovo governo più competente possa traghettare il Regno Unito al di fuori di questa situazione difficile.
Francesco Tovo
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