Le pensioni sono una questione europea. Anche lo sciopero dei lavoratori francesi lo è. Come possiamo sostenerlo?

Christophe Petit Tesson/EPA, via Shutterstock


 
Il ruolo delle organizzazioni politiche non è certo quello di sostituirsi ai lavoratori e ai sindacati. Tuttavia, esse possono contribuire ad inserire le battaglie economiche e sociali in una prospettiva più ampia, nel tempo e nello spazio. Il movimento francese contro la riforma delle pensioni merita senza dubbio una riflessione.

Europa

Era il 2003 quando il movimento contro la riforma delle pensioni è emerso per la prima volta in Francia. Resistendo agli scioperi di massa, promossi principalmente dal settore istruzione, il governo Fillon è riuscito per la prima volta ad aumentare l’età pensionabile per tutti. In contemporanea, nell’arco di tre mesi, movimenti simili apparvero all’orizzonte in Austria e in Italia. Nessuno dei tre è riuscito a piegare le rispettive associazioni datoriali e l’establishment politico dei propri paesi.

Austerità

Il movimento dei Gilet Gialli, quello degli studenti e degli insegnanti che si oppongono alla cancellazione parziale del Baccalaureato, dei lavoratori della sanità che devono fronteggiare il collasso degli ospedali pubblici, quello dei postini, dei vigli del fuoco, quello più trasversale contro la contro-riforma delle pensioni, appaiono ad un occhio poco attento tutti movimenti separati perché non vengono considerati nell’ambito di una visione politica complessiva, che pure appare evidente.
Si parla molto del bisogno di creare una convergenza tra le diverse lotte, ma va detto che tutte le situazioni critiche presenti nei diversi settori lavorativi sono collegate alla riduzione della spesa pubblica iniziata decenni fa da tutti i governi di centro-sinistra e di centro-destra che si sono avvicendati in Francia e altrove.
Per abbassare le tasse ai più ricchi e ridurre i costi del lavoro (come accaduto con la misura CICE che ha rimborsato i costi previdenziali alle imprese) lo Stato francese, così come gli altri stati europei, ha attuato e attua tuttora politiche di austerità. In altre parole si tratta semplicemente di “ridurre le dimensioni dello stato”, attraverso la soppressione o la privatizzazione dei servizi pubblici.
Tutte queste lotte quindi costituiscono in realtà un unico fronte contro quei governi che altro non sono che mandatari delle imprese; l’attuale presidente francese è addirittura un bancario. Non vogliono altro che espandere i propri profitti e al tempo stesso pagare meno tasse e contributi allo Stato che, di conseguenza, si restringe e accetta di spendere sempre di meno, mentre la popolazione cresce di pari passo con la disuguaglianza. Di conseguenza ci sono sempre meno risorse per i servizi pubblici, la sanità, i sistemi pensionistici, ecc.

Unità

Isolati all’interno di ogni Stato in diverse lotte che non si focalizzano sull’avversario comune, mentre la politica di austerità voluta dagli azionisti di tutta l’Unione Europea è attentamente eseguita dalla Commissione Europea e dal Consiglio dell’Unione Europea, che non è altro che l’unione di tutti i governi, i lavoratori e i popoli d’Europa hanno per decenni alternato sconfitte a vittorie fittizie.
I sindacati in Francia, non riuscendo a coinvolgere nello sciopero altri lavoratori oltre agli autoferrotramvieri, che proprio come nel 1995 hanno scioperato a nome di tutti gli altri, non hanno avuto successo nell’individuare e combattere il vero avversario: i governi al soldo degli interessi dei pochi, uniti all’interno della Commissione Europea. Non c’è mai stato uno sciopero transnazionale contro l’austerità degno di essere così chiamato. È forse ora di chiedersi perché le lotte nazionali non rendono, o meglio, non rendono più.
DiEM25 intende contribuire a questa nuova riflessione, segnando un percorso verso nuove forme di azione più efficaci e di maggiore successo.
L’internazionalismo non è un accessorio o un capriccio, è probabilmente la condizione indispensabile per riprendere in mano il nostro destino, in Francia come altrove.

Solidarietà

Per tutte queste ragioni i Collettivi nazionali di più paesi appartenenti al movimento europeo DiEM25 hanno deciso di manifestare la propria solidarietà organizzando in diverse città e anche online delle campagne per fare appello ai lavoratori e ai cittadini europei a sostenere i compagni francesi, contribuendo alle casse di solidarietà dei loro sindacati.

 
Ci sono numerose casse di solidarietà a cui si può contribuire – locali, di categoria o generali. Eccone alcune tra le più note:

Articolo a cura del Collettivo Nazionale Francia
Iniziativa proposta dal DSC DiEM25 Dublino 1

Traduzione a cura di Manuela Collarella

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