Partiamo dalle città per la transizione ecologica del pianeta

In questa settimana milioni di persone, soprattutto giovani, in tutto il mondo scendono in piazza per protestare contro l’inerzia dei loro governi nell’affrontare l’emergenza climatica. Spesso i governi hanno risposto alla pressione dei cittadini, come degli scienziati e delle associazioni ambientaliste, con promesse rassicuranti e varato manovre insufficienti, cercando di on allarmare le potenti lobby della produzione e utilizzo dei combustibili fossili. Così, in Germania la GroKo, dopo un’estenuante trattativa fra i partiti della coalizione, ha varato un piano di 54 miliardi, ma suddiviso in tanti provvedimenti da renderne l’impatto quasi irrisorio. In Italia, il Ministero dell’Ambiente ha censito 19,3 miliardi di sussidi ambientalmente dannosi (SAD) che lo Stato eroga annualmente, soprattutto sotto forma di detrazioni o esenzioni fiscali Di questi, 16,8 miliardi sono a vantaggio dell’uso di combustibili fossili; il Ministero ha deciso di abolirli, ma gradualmente e prevedendone l’abolizione completa solo nel 2040; infine ha deciso che solo metà del risparmio ottenuto, appena qualche centinaia di milioni l’anno, sarà destinato a interventi di natura ambientale.

Che fare dunque, in attesa che le istituzioni si rendano drammaticamente (e tardivamente) conto del disastro ambientale cui stiamo andando incontro? George Monbiot, ecologista ed editorialista del Guardian, e Stefano Mancuso, neurobiologo ed esperto di politiche ambientali globali, hanno da tempo individuato il più potente alleato in questa battaglia: la Natura, la stessa che stiamo distruggendo assieme all’ambiente antropico.

Oltre il 70% dell’anidride carbonica prodotta ogni anno nel pianeta si sviluppa in ambienti urbani. È quindi nelle città che queste emissioni vanno contenute, non solo riducendo le automobili circolanti o il consumo di combustibili inquinanti per il riscaldamento delle abitazioni, ma ricorrendo alla fondamentale capacità delle piante di assorbire l’anidride carbonica, liberando ossigeno.

Occorre ricoprire ogni città di piante, non solo lungo i viali e all’interno dei giardini pubblici, ma: sui tetti delle case; sui balconi e i terrazzi; nelle aree verdi condominiali; nelle aree demaniali urbane dismesse, come le caserme; nelle zone periferiche industriali o in quelle più degradate. Occorre trasformare ogni città in un ambiente verde ed ecosostenibile.

Sono le amministrazioni locali a doversi fare carico, in collaborazione con i cittadini, della piantumazione e successiva manutenzione di migliaia, milioni di piante: ogni città deve potersi trasformare da rilevante fattore di inquinamento in un laboratorio di sperimentazione ambientale, in un primo passo verso la necessaria transizione ecologica.

Si potrebbe avviare una campagna che sostenga questa iniziativa e, qualora venga adottata, attraverso i DSC DiEM25 monitorerebbe gli step di attuazione da parte delle amministrazioni locali.

Massimo Marcolin

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