Per un nuovo dopoguerra.

Questa Unione Europea ha le ore contate. Le prossime elezioni per il Parlamento Europeo rischiano di essere le ultime.
L’irruzione ‘a sorpresa” di Vox in Andalusia aggiunge un’altra tessera al puzzle che sta trasformando l’Europa in un crogiolo di nazionalismo e fascismo terrificante.
Che sia inquadrata in una ideologia di destra, xenofoba, razzista, protezionista fino all’autarchia, che abbia la faccia fredda del finanziere liberista in doppio petto che sposta capitali in giro per il mondo, o le braccia forti di un operaio in gilet giallo che tira pietre e incendia macchine, contro tutto e contro tutti, migranti in primis; la protesta delle masse popolari, più o meno indistinte, sta montando e sta sfuggendo al controllo dei governi, anche di quelli che sono nati grazie alla loro spinta.
Arrivati al governo sull’onda di promesse salvifiche e guascone, le elite politiche populiste come quelle liberiste, come quelle centriste, estremiste, come le sinistre liberaliste, rivelano al mondo di non avere il potere per mantenerle, né ricette per fermare quei fenomeni e quelle crisi che hanno la loro genesi altrove e che esse stesse alimentano.
Il potere non sta più nelle istituzioni degli stati nazionali, non scaturisce più dalla volontà popolare, né dalla sovranità sul territorio. A resistere a questo potere riescono tuttalpiù le super potenze: Stati Uniti, Cina, Russia, sfruttando minoranze e risorse naturali senza ritegno, fino a che non saranno esaurite. Ma non sono nazioni o stati, sono super stati.
L’Europa o si costituisce come super potenza o muore. E per farlo non può passare per il nazionalismo divisivo, fratricida ed economicamente fallimentare. Vestire un gilet giallo non servirà a nulla. L’Europa ha un’unica chance: rilanciare la democrazia mentre in tutto il resto del mondo la democrazia muore: dalla Russia al Brasile; mentre agonizza nelle super potenze che l’hanno fagocitata. Lo può fare solo investendo tutte le sue risorse nell’economia sostenibile, nell’apertura delle frontiere, nella costruzione di un dialogo aperto tra i suoi popoli per la redistribuzione del reddito, per la protezione sociale, per l’uguaglianza. L’Europa può farlo solo rivendendo la sua costituzione. L’Europa può sopravvivere solo diventando rifugio di tutti coloro che dal dominio del capitalismo criminale stanno fuggendo; siano essi richiedenti asilo, migranti involontari, artisti ed intellettuali dissidenti in cerca di libertà. Nel momento della sua crisi finale l’Europa ha un’occasione unica per risorgere e diventare faro del mondo, dei diritti umani, del governo democratico e pacifico di questo, culla di cultura e di pace.
Il collasso della UE non sarà il collasso della burocrazia di Bruxelles, sarà il collasso degli stati nazionali che la compongono. Il collasso della UE non sarà il collasso di Junker o Moscovici ma del parlamenti nazionali, dei lander, delle regioni degli stati; Il collasso della UE sarà il collasso dei suoi cittadini e delle sue comunità. È ora che questo equivoco finisca. La UE non è l’Europa. L’Europa siamo noi, tedeschi, italiani, spagnoli, francesi e non possiamo farci di nuovo la guerra, ucciderci, competere per la sopravvivenza a danno di altri esseri umani in nome di una razzo o di un’ideologia. Dobbiamo riprenderci il governo dell’Europa subito inondando di denaro pubblico le aree depresse del continente con un grande New Deal Internazionale e batterci perchè il resto delle super potenze deponga le armi e le politiche di dominio e si uniscano nel finanziare la pace, l’ambiente ed il progresso.
La terza guerra mondiale è già iniziata e dura da trent’anni, ha devastato la Jugoslavia e i Balcani, il Medio Oriente e l’Asia Centrale dal Caucaso al Pakistan, il Sud America, il continente africano dal Nord Africa al Congo al Ruwanda, il Baltico. Si sono combattute battaglie a tutte le latitudini, Kabul, New York, Londra, Parigi Madrid, Kinshasa, Gaza, Belgrado, Bengasi. Sono morte milioni di persone e milioni stanno morendo ancora. È l’ora della pace, è l’ora del dopoguerra, è l’ora della rinascita.
Come movimento dobbiamo rifiutare ogni compromesso con forze che inneggiano alla guerra, al fondamentalismo, al nazionalismo, all’etnia, dobbiamo chiedere pace e unità a livello transnazionale, in Europa e nel Mondo.
E la sinistra in Italia deve ricominciare da qui. Basta con eventi ed appelli generici, con cartelli e raggruppamenti e sigle elettorali e ricerca di leader da sacrificare sull’altare di un consenso che non dura una legislatura. Dobbiamo puntare più in alto, Ad una Prima Vera Europea, a candidati transnazionali che abbiano questa visione larga e di ampio respiro, ideale e politico, che sia di ispirazione a tutte le politiche locali e nazionali.
Come DiEM25 lo chiediamo con forza da tempo e continueremo a chiederlo fino alla fine che sarà un nuovo inizio per l’Europa.

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