La Corte europea dei diritti dell’uomo ha condannato l’Italia per non aver protetto i cittadini dall’inquinamento.
La corte ha accolto i ricorsi presentati nel 2013 e nel 2015, da parte di 182 cittadini, tra cui Antonio Lenti, cittadino di Taranto, membro del coordinamento nazionale di DiEM25 e fondatore del Dsc di Taranto.
La sentenza accerta la violazione dell’articolo 8 (diritto al rispetto della vita privata e familiare) della Convenzione europea dei diritti dell’uomo e dell’articolo 13 (diritto a un ricorso effettivo) della Convenzione.
“La Corte non può che constatare il protrarsi di una situazione d’inquinamento ambientale che mette in pericolo la salute dei ricorrenti e, più in generale, quella dell’insieme della popolazione residente nelle zone a rischio”, mentre “le autorità nazionali hanno omesso di prendere tutte le misure necessarie per assicurare la protezione effettiva del diritto degli interessati al rispetto della loro vita personale”.
Lo Stato Italiano ha omesso di informare la popolazione locale dei rischi derivanti dall’esposizione prolungata agli agenti inquinanti emessi dall’Ilva, non ha predisposto un quadro normativo ed amministrativo idoneo a prevenire e ridurre gli effetti gravemente pregiudizievoli sulla vita e sulla salute dei residenti derivanti dal grave e persistente inquinamento prodotto dal complesso dell’Ilva, ed ha agito tutelando i profitti invece della popolazione con i decreti Salva-Ilva, permettendo alla fabbrica di continuare a produrre ed inquinare protetti da immunità penale a dispetto della normativa europea e della magistratura.
Ora ci aspettiamo che il governo italiano si assuma la responsabilità politica e rispetti la sentenza, senza alibi di alcun tipo, togliendo la vergognosa immunità penale e cancellando i decreti, ripristinando così la legalità. Si avii subito il processo di riconversione ecologica ed economica. Diversamente, si renderà complice come i suoi predecessori.
Antonio Lenti – coordinamento nazionale DiEM25
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