Questo settembre 2019 si apre per Diem25 con una vera e propria rivoluzione che sembra andare in direzione radicalmente opposta a quella che caratterizza il paese: i risultati delle elezioni svoltesi tra luglio e agosto per rinnovare il movimento in Italia hanno infatti regalato percentuali sorprendenti alla componente femminile, con il 67% di donne elette nell’Ala Elettorale (10 su 15 componenti) e ben l’83,4% di elette nel nuovo Collettivo Nazionale (10 su 12 componenti, nel sito tutti i risultati, inclusi quelli del nuovo Collettivo di Coordinamento Europeo)
Risultati sorprendenti considerato il rapporto sul Global Gender Gap stilato a dicembre 2018 dal World Economic Forum: nonostante l’Italia sia prima al mondo per iscrizione femminile all’università (con un 60% di donne laureate con lode!), resta ULTIMA in occidente per partecipazione femminile al mercato del lavoro e alla vita economica del paese (alla 118° posizione nel mondo, vale a dire ultima in Europa e in Occidente) e 126° per parità di trattamento economico, uno specchio assai plausibile di quella che è la realtà della sua classe politica.
Dal 1976 infatti le donne ministro in Italia sono state mediamente il 10% delle diverse squadre di governo, con una piena parità nell’esecutivo raggiunta solo con il governo Renzi e andata scemando negli ultimi 3 anni di governo: il 28,33% di donne ministro con il governo Gentiloni e il 17,19% con il governo Conte, anche se nella XVIII legislatura si registra un inaspettato record di presenza femminile: il 35,71% alla camera e il 34,48 in Senato (vedi link AGI).
Una teoria interessante potrebbe essere quella secondo cui quando la situazione si fa drammatica si delega alle donne di risolverla, così come testimonierebbero le recenti nomine alla leadership UE con Ursula Von Der Leyen eletta alla Commissione e Christine Lagarde alla Bce nonché l’accorato appello per portare al 50% la rappresentanza femminile nella nuova Commissione Europea della liberale Margrethe Vestager, perché “l’uniformità delle biografie porta anche un’uniformità di pensiero”, e, a suo dire, da un gruppo più equilibrato dal punto di vista del genere si genererebbero dibattiti e decisioni più ricchi di sfaccettature e aperti ai problemi dei cittadini della UE (intervista al Corriere della Sera del 30 agosto).
Insomma, in un’Europa costituita da stati a salda guida maschile ad eccezione della Germania, della Danimarca e della Romania, e con un Consiglio Europeo che attualmente conta solo tre donne tra i suoi membri (l’austriaca Brigitte Bierlein, la danese Mette Frederiksen e la tedesca Angela Merkel) speriamo che l’eccezionalità rappresentata da DiEM25 possa essere di buon auspicio per cambiare l’Italia, l’Europa e lo stesso modo di fare politica, meno chiuso “nelle stanze” e nell’ideologia, come ci mostra il nuovo film di Costa Gavras tratto dal libro di Yanis Varoufakis “Adults in the room”, e più aperto a risolvere con concretezza i problemi, enormi, che ogni giorno affliggono gli uomini e le donne qui e nel mondo.
Che diem (o “deam”, visto il nuovo assetto del movimento) ce la mandi buona!
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