Venerdì 16 febbraio, presso l’Esselunga sito in via Giovan Filippo Mariti a Firenze, si è verificato il crollo di un solaio. Questo ha determinato un conteggio di 5 morti e 3 feriti.
In reazione a quanto avvenuto, nei giorni precedenti, si sono verificate diverse manifestazioni (tra le quali il flash mob organizzato per sabato 17 febbraio dal Partito della Rifondazione Comunista di Padova), cui si sommano lo sciopero nazionale indetto da CGIL (FIOM e FILLEA) e UIL (FeNEAL e UILM) per domani, mercoledì 21 febbraio, e la mobilitazione nazionale con assemblee nei luoghi di lavoro dichiarata dalla CISL.
«Ogni morte sul lavoro è straziante e inaccettabile, tutti gli sforzi devono essere messi in campo perché sia sempre garantita l’assoluta sicurezza», afferma Giuseppe Betori, cardinale e arcivescovo cattolico italiano, dal 2008 arcivescovo metropolita di Firenze, «preghiamo anche affinché sia speso in questo tutto l’impegno possibile di chi ha responsabilità, per non continuare a piangere vite spezzate così».
L’impresa che sta conducendo i lavori risulta essere l’Attività Edilizie Pavesi srl, di Pieve del Cairo; questa, secondo quanto rivelato da fonti sindacali, ha subappaltato la costruzione dell’Esselunga a oltre 30 aziende. Qui inizia a emergere la problematicità alla base di quanto avvenuto venerdì 16: secondo quanto affermato dall’ex segretario CISL Raffaele Bonanni, infatti, «[…] il subappalto spessissimo accresce esponenzialmente i rischi di un lavoro non ripetitivo come è quello nelle costruzioni, già di per sé potenzialmente denso di pericoli».
Risulta a questo punto utile eseguire un excursus sulla fenomenicità del subappalto, ricordando innanzitutto che esso di norma non è consentito dalla legge. L’appalto si caratterizza infatti per essere fondato sulla scelta esplicita della controparte contrattuale. Anche in presenza di subappaltatori l’appaltatore (nel caso in questione, l’Attività Edilizie Pavesi srl) conserva la responsabilità verso il committente. Non vengono considerate subappalto le prestazioni rese in favore dei soggetti affidatari in forza di contratti continuativi di cooperazione, servizio e/o fornitura sottoscritti in epoca anteriore all’indizione della procedura finalizzata all’aggiudicazione dell’appalto.
Secondo quanto riportato da Raffaele Bonanni la pratica del subappalto, negli Anni Ottanta, veniva utilizzata dalla mafia per farsi pagare il pizzo legalmente; al suo utilizzo da parte delle compagnie afferenti alla criminalità organizzata si è poi affiancato quello che ne fanno le imprese che, pur possedendo le credenziali formali necessarie per l’esecuzione dei lavori, sono prive di attrezzature e lavoratori.
Alcune tra le criticità più comuni legate alle dinamiche di subappalto ed evidenziate dall’ex segretario CISL:
- Il subappalto favorisce il lavoro in nero, sottopagato e insicuro;
- La qualità del prodotto risulta essere scarsa, poiché l’impresa peggiore ha la meglio sulle altre (dato che il subappalto si configura quale appalto al massimo ribasso);
- Essendo legato alla criminalità organizzata, il subappalto è spesso fattore di sviluppo per la corruzione;
- Favorisce situazioni di monopolio;
- Date l’insicurezza delle condizioni di lavoro, l’assenza di garanzie per il lavoratore e la bassa quota salariale, gli infortuni mortali risultano frequenti in modo preoccupante.
Come dichiarato dal giudice della Corte di Cassazione Bruno Giordano «[la vicenda di Firenze] conferma che i subappalti, nei grandi cantieri edili, spesso finiscono per abbattere i costi della sicurezza: un modo come un altro per risparmiare sulla pelle dei lavoratori».
Aurelius Augustinus Hipponensis
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