Quando la felicità produce reddito (esegesi di un’idea)
La sinergia tra felicità e reddito costituisce una dinamica essenziale per la crescita e la stabilità aziendale.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, questa relazione non è un’esclusiva delle grandi imprese, ma trova la sua applicazione anche nelle attività di piccole dimensioni.
- Un vantaggio per le Piccole e Medie Imprese
La felicità e il benessere dei dipendenti è un fattore che incide e influenza direttamente la produttività aziendale. Un principio valido, che si manifesta non solo nelle big company ma anche in quelle con dimensioni più ridotte. In tutte queste realtà, la felicità diffusa tra i lavoratori ha un effetto positivo notevole: contribuisce a ridurre il turnover dei dipendenti e incrementa la redditività dell’azienda [1].
- Differenze tra Piccole e Grandi Imprese
La ricerca della felicità aziendale nelle piccole imprese assume una forma differente rispetto alle grandi, quest’ultime pur non volendo strumentalizzare all’estremo i dipendenti sono tuttavia caratterizzate da gerarchie più marcate e da rapporti più formali. Contrariamente, nelle piccole realtà, trattandosi di contesti più informali e meno gerarchici, la ricerca della felicità e del benessere aziendale è più autentica e impattante [1]. Questo perché si sviluppa in ambienti dove i rapporti tra impresa e dipendenti sono più personali.
- Cambiare il Concetto di Efficienza Aziendale
Il cambiamento significativo consiste nell’adottare l’Ebitda acronimo di (Earnings Before Interest, Taxes, Depreciation, and Amortization) e il “FIL” acronimo (Felicità Interna Lorda) come parametri di valutazione della performance aziendale. Questa semplice innovazione rappresenta una svolta importante nella relazione tra dipendente e impresa poiché l’attenzione non è più concentrata esclusivamente sul reddito prima delle tasse, ammortamenti e interessi, ma anche sul benessere e la felicità del dipendente. L’azienda non è più valutata solamente in base a quanto produce, ma anche quanto contribuisce al benessere e alla felicità delle persone che ci lavorano [1].
- Critica al Paradigma Economico Classico
Daniel Kahneman, premio Nobel per l’economia, ha messo in discussione il tradizionale paradigma neoclassico centrato sul Prodotto Interno Lordo (PIL), aprendo il capitolo dell’ “Economia della Felicità”.
La sua ricerca mette in luce e dimostra come la felicità e il benessere non sono una diretta conseguenza della quantità di reddito, Un esempio significativo è il Bhutan, un piccolissimo stato dell’Asia meridionale (47.000 km², circa 760.000 abitanti nel 2015), localizzato nella catena dell’Himalaya con un basso PIL pro capite ma un alto livello di soddisfazione dei bisogni tra la popolazione [1]. Questo dimostra che la felicità non è strettamente collegata al reddito, ma dipende da altri fattori, tra cui la qualità della vita e il benessere interiore [1].
- Ricerca della Felicità e Ricchezza Aziendale
La ricerca della felicità non è solo semplicemente connessa alla produzione e al possesso di beni ma anche a come la ricchezza aziendale viene impiegata. Indicatori come la retribuzione netta media, le ore di formazione per la crescita professionale e manageriale, le spese pro-capite per le attività sociali, culturali e aggregative sostenute dall’azienda aumentano il livello di benessere della popolazione aziendale [1].
Questi fattori incidono positivamente sul tasso di anzianità di servizio, riflettono la fedeltà e il piacere di lavorare all’interno dell’azienda contribuendo alla sua prosperità e sostenibilità nel tempo[1].
- Nuovi Sistemi Incentivanti basati sul Benessere
Una prospettiva interessante è quella di esplorare e sviluppare sistemi di incentivi basati su parametri legati al benessere e felicità dei dipendenti, la fedeltà e il coinvolgimento in attività sociali influenzano positivamente sui classici indicatori di performance aziendale: come il fatturato, la produttività e il tasso di assenteismo.
È evidente come questi sistemi che promuovono la felicità aziendale di conseguenza determinano il successo economico dell’azienda stessa [1].
In sintesi, il benessere dei dipendenti gioca un ruolo fondamentale nel creare reddito all’interno delle imprese di qualunque dimensione esse siano. La ricerca della felicità aziendale non solo contribuisce a ridurre il turnover, ma migliora la redditività e la stabilità dell’azienda. Il passaggio dal classico approccio tradizionale basato esclusivamente sull’Ebitda al nuovo paradigma che include il “FIL” mostra la crescente consapevolezza del valore del benessere nell’ambiente lavorativo, mettendo in discussione l’ormai logorato legame tra ricchezza e felicità.
Alla fine del gioco Re e Pedone finiscono entrambi nella stessa scatola, per ciò non importa quanto possiedi se non sei soddisfatto.
– Mario Chiotti
🌐 Sources
Continua…
“La ricerca della soddisfazione può controllare le nostre vite”
possiamo essere sottomessi dalla felicità?
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