La cacciata di Assad in Siria, una vittoria della “NATO”

Immanuel Ridschitans – Autore

 

L’esito della guerra in Siria è una conseguenza di questioni che si sviluppano fuori dalla Siria. L’esercito siriano sarebbe improvvisamente corso in ritirata senza combattere, lasciando la popolazione al proprio destino. L’unione dei ribelli islamisti di varie etnie e nazionalità ha potuto così avanzare velocemente a bordo di mezzi pick-up con mitragliatori, senza incontrare ostacoli. Avendo avuto il supporto della Turchia e in parte dell’Ucraina, hanno raggiunto in breve tempo la capitale Damasco l’8 dicembre.

Alla guida degli islamisti c’è Hayat Tahrir al-Sham, il Movimento per la liberazione del Levante guidato da al-Julani, ex nome di battaglia di Ahmad al-Shara, che in passato è stato un leader locale di al-Qaida, il gruppo terrorista che fu guidato anche da Osama Bin Laden. Al-Shara, nel corso del tempo, ha partecipato anche alla creazione dell’Isis, da cui ha successivamente preso le distanze, fino ad attuare linee politiche più moderate nei confronti delle minoranze religiose a cominciare da quella cristiana.

Tra gli attori minori “vincitori” ci sarebbero anche gli estremisti del partito islamico del Turkestan, una fazione che vorrebbe unire tutte le popolazioni turcofone (la Turchia, l’Azerbaijan, le repubbliche dell’Asia Centrale fino alla provincia autonoma dello Xinjiang in Cina, dove vivono gli uiguri) sotto l’islamismo politico. In più sono ancora in attività fazioni dell’Isis.

Le mosse degli attori esterni in Siria

La Russia, dopo un iniziale supporto aereo (ricordiamo che è stato l’unico Paese che ha avuto l’autorizzazione dal regime siriano di intervenire sul suo territorio), ha fermato l’attività militare. Russia, Turchia e Iran si sono incontrati a Doha, capitale del Qatar che è stato insieme all’Arabia Saudita tra i finanziatori delle fazioni islamiste contro il regime di Assad, per influenzare il futuro del territorio siriano. La Russia vuole anche portare il dibattito in sede ONU.

Israele, che ha deciso con una certa rapidità un cessate il fuoco con Hezbollah in Libano dopo aver già in passato occupato le alture del Golan a sud della Siria, ha cominciato ad avanzare per creare un’ampia zona cuscinetto. Il Governo israeliano ha anche finanziato un piano per raddoppiare la popolazione delle colonie in quell’area. Sia Israele che Turchia stanno continuando ad essere attivi dal punto di vista militare. I primi per tenere sotto controllo la Siria del Sud e per distruggere i depositi di armi del regime siriano, i secondi per ridurre il potere dei curdi a nord est, una questione cruciale per la Turchia perché detiene una forte comunità curda nel Sud-Est dell’Anatolia.

Gli Stati Uniti non hanno, almeno dal punto di vista militare, mosso un dito, rimanendo nelle aree sotto il controllo dei curdi.

Vincitori e sconfitti del conflitto siriano

Assad è partito per Mosca con la famiglia e ha ottenuto asilo dalla Russia. L’ex dittatore della Siria non ha voluto continuare una partita a scacchi con poche pedine e più giocatori avversari. Va considerato poi che la moglie Asma è da mesi malata di leucemia.

Aumentano le voci che la Russia non avrebbe supportato adeguatamente il regime siriano perché troppo debole per avere due fronti militari aperti. È possibile che la Russia abbia preferito sacrificare il proprio supporto al regime instabile di Assad per ottenere quel che vuole in Ucraina, ovvero neutralità, nessun ingresso della NATO e controllo delle regioni occupate. In tal caso, potrebbe trattarsi quindi di un do ut des contrattato con gli Stati Uniti.

Possiamo capire chi si è avvantaggiato da questo avvicendamento: Israele, Stati Uniti, Turchia. Chi ci ha rimesso: Iran, i libanesi di Hezbollah e parzialmente la Russia, che cercherà fino all’ultimo di salvaguardare la possibilità di accesso alla costa del Mediterraneo. Stati Uniti e Israele sono legati da un patto d’acciaio inossidabile, mentre Stati Uniti e Turchia sono legati dalla NATO. Sullo sfondo c’è la Cina, che perde un possibile alleato come Assad e un territorio dove far avanzare l’iniziativa della Nuova via della Seta (Belt and Road Initiative), ma che non è voluta intervenire.

Le accuse di Assad all’Occidente e il ruolo della Cina

Tra gli sconfitti c’è poi ovviamente la famiglia Assad e i suoi fedeli. In un’intervista di un anno fa della tv di stato cinese CGTN all’ex dittatore della Siria, Bashar Al Assad ha detto che la fine della guerra si sarebbe potuta risolvere in pochi mesi se non ci fosse stata l’interferenza di Paesi stranieri. Che gli Stati Uniti hanno collaborato con i terroristi per spartirsi i guadagni dell’estrazione di petrolio nel nord est della Siria (ci sarebbe da capire se per terroristi intendesse i jihadisti islamici o i curdi) e che il sistema neoliberale occidentale guidato dagli USA e l’estremismo sono due facce della stessa medaglia. Ha inoltre accusato il dollaro e il suo rinforzo durante l’emergenza Covid19 che ha causato ulteriori problemi e ha invitato altri Stati a rinunciare al dollaro come valuta internazionale e a usare altre valute, come il Renmimbi cinese.

Questa la posizione dell’ex raís siriano, che va ricordato è stato a capo di un regime che da un lato ha garantito un equilibrio tra le varie comunità e minoranze, dall’altro ha represso con estrema violenza gli oppositori politici, commettendo anche numerosi crimini contro l’umanità.

C’è anche un capitolo diplomatico della Cina per il riavvicinamento di Iran e Arabia Saudita, il primo nemico giurato degli Usa e i secondi partner di affari. Assad commentava: “Il riavvicinamento di Iran e Arabia Saudita è un risultato enorme e fu veramente inaspettato. Fu una fantastica sorpresa. Le discordie tra i due Paesi si sono protratte per piú di 40 anni, il che è stata una conseguenza tipica della strategia diplomatica occidentale, specialmente quella degli Stati Uniti. Che tendono a creare divisioni tra diversi Stati per poi ricattarli a proprio vantaggio”. Assad continuava dicendo che queste divisioni non danneggiano solo i singoli Paesi coinvolti ma la stabilità dell’intero Medio Oriente. “Nel frattempo la Cina ha annunciato la riconciliazione, questo significa che la Cina ha adottato una politica pragmatica, non facendo promesse vuote come l’Occidente, la Cina non si impegna in vuota propaganda. Produce un’azione politica concreta e ottiene risultati tangibili”.

La traduzione del suo discorso in inglese durante l’intervista alla tv cinese è utile per capire il punto di vista del blocco di Paesi che si sta scontrando con quello occidentale guidato dagli Stati Uniti.

Quale futuro per la Siria?

Il fatto che Hayat Tahrir al-Sham, un gruppo dichiarato terrorista dall’Onu e fino a pochi giorni fa’ anche dalla stessa ambasciata statunitense in Siria, sia diventato negli ultimi anni moderato e pragmatico resta un’incognita da capire. Forse poteva essere la chiave per permettergli di avanzare senza problemi fino a Damasco? Altrimenti come avrebbero potuto giustificare, davanti agli occhi del mondo, che degli estremisti islamici conquistassero buona parte della Siria senza alcun intervento da parte occidentale?

Non resta che attendere i futuri piani in Medio Oriente dei protagonisti di questa guerra. Ma una possibilità per evitare ulteriori scontri armati sarebbe dotare la Siria di una costituzione federale così come trovare un assetto istituzionale che garantisca la partecipazione politica delle varie comunità del paese, e che al contempo protegga i diritti delle minoranze, incluse le comunità cristiane, druse e alawite.

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