Le donne impugnano l’esito delle elezioni regionali pugliesi

Le donne impugnano l’esito delle elezioni regionali pugliesi

 

Il difficile cammino delle donne per la conquista dei propri diritti, si sa, brucia tutto sulla loro pelle e si dirama in molteplici direzioni, dal lavoro, al reddito, alla liberazione dalla violenza. Nel mosaico articolato di diritti faticosamente conquistati, e comunque troppo spesso violati, il tassello della rappresentanza politica appare a volte meno rilevante. Tuttavia, poiché quello che non si vede non c’è, esso ha invece un impatto fondamentale nell’avanzamento degli standard complessivi.

E a tal proposito, nonostante le annose polemiche sull’opportunità o meno di introdurre strumenti obbligatori, vi è un dato incontrovertibile. L’Italia, che è uno dei paesi europei in cui la cultura patriarcale continua ad essere largamente diffusa, ha drasticamente migliorato la rappresentanza femminile negli organi democratici elettivi soltanto a seguito dell’introduzione di strumenti obbligatori per il riequilibrio tra uomini e donne (cfr. dati EIGE, qui). Tali strumenti sono stati resi possibili in seguito alla modifica, intervenuta nel 2003, dell’art. 51 della Costituzione, che oltre a garantire la parità di accesso agli uffici pubblici e alle cariche elettive, ha attribuito alla Repubblica il compito di promuovere tale parità accesso.

 

Tra tali strumenti, vi sono la facoltà della doppia preferenza a condizione che sia espressa in favore di candidati di genere diverso e l’obbligo di comporre le liste secondo un criterio di equilibrio, rappresentato da un rapporto inderogabile tra i due generi. Tali meccanismi sono statti introdotti con riferimento alle elezioni comunali con la L. 215/2012 (doppia preferenza e rapporto 2/3 e 1/3), e gli effetti si vedono: la rappresentanza femminile nelle assemblee elettive locali è progressivamente aumentata. Analoghi strumenti promozionali sono stati previsti anche nella legge quadro relativa alle elezioni regionali, la L. 20/2016 (doppia preferenza e rapporto 60/40). Va ricordato che in Italia le Regioni hanno autonomia legislativa nelle materie di loro competenza, entro i limiti inderogabili costituiti dai principi costituzionali. Quasi tutte le regioni italiane si sono adeguate a tali disposizioni. Nell’imminenza delle ultime elezioni l’ha fatto la Liguria, ma ha strenuamente resistito il Consiglio Regionale della Puglia.

“posizioni di potere consolidate negli anni da rappresentanti istituzionali, rieletti per molti mandati”

In Puglia le donne conducono da molti anni la battaglia per il riequilibrio di genere nella rappresentanza, una battaglia che ogni volta ha visto risposte umilianti da parte di coloro che sarebbero stati deputati a dare attuazione a un elementare principio di democrazia. Il Consiglio Regionale ha più volte bocciato le proposte: nel 2012, vanificando più di 30.000 firme raccolte a supporto della proposta del “Comitato 50/50”, nel 2015, e ancora nel 2020. Una risposta patriarcale e misogina, tesa in realtà a conservare posizioni di potere consolidate negli anni da rappresentanti istituzionali, rieletti per molti mandati, che vedevano a rischio le proprie rendite di posizione.

 

Quest’estate le donne di Puglia, a partire dal comitato spontaneo #2votimegliodi1, stufe della condotta del Consiglio Regionale, sono riuscite ad ottenere un intervento sostitutivo da parte del Governo e del Parlamento: il Consiglio Regionale è stato commissariato ed è stata introdotta d’imperio la facoltà della doppia preferenza di genere, ma non l’equilibrio nelle liste: le elezioni erano troppo vicine. Tale risultato non è sufficiente. La battaglia è andata avanti e le donne che si erano mobilitate, e tra queste le compagne di DiEM25 che hanno firmato il ricorso, supportate anche da molti uomini, hanno perciò impugnato dinanzi al Tribunale competente il risultato elettorale, con l’obiettivo di ottenere la pronuncia di incostituzionalità della legge elettorale regionale, nella parte in cui non prevede che siano dichiarate inammissibili e che quindi non possano partecipare alle elezioni le liste che non rispettano l’equilibrio di genere sancito dalla legge nazionale.

 

Siamo fieri di combattere con le donne di Puglia una battaglia femminista e di democrazia.

 

Veralisa Massari (componente dell’Ala Elettorale italiana – Diem25)

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