Dov’è la svolta verde nella Politica Agricola Comune?

Bisogna analizzare nel dettaglio gli emendamenti della PAC appena approvata per constatare che non ha decisamente segnato una vera svolta verde ma che si è rivelato una sostanziale conferma e continuazione della politica attuale asservita agli interessi dell’agrobusiness.

Come spenderemo quei 400 miliardi di euro della PAC nei prossimi 7 anni? Quasi il 32% del budget totale della UE?

400 miliardi di euro che in questo momento di gravissima crisi economica dovuta alle clausure sanitarie avremmo anche potuto utilizzare per alleviare in qualche modo il danno incalcolabile arrecato a centinaia di milioni di europei.

Ci saremmo aspettati una svolta verde, orientata verso un reset ecologico e sostenibile della politica agricola comune, una nuova
direzione votata al raggiungimento degli obiettivi di riduzione dell’inquinamento di aria, acqua ,suolo e della produzione di gas serra, e invece il documento stilato dalla Commissione UE e approvato con qualche ritocco verdolino dal Parlamento europo, è una riconferma del business as usual, di una politica agricola comune volta a tutelare gli interessi finanziari dell’ 1% dei grandi produttori agroindustriali.

Insomma una riconferma della filosofia neomercantilista e neoaristocratica di quell’elite che al momento governa nel la UE. Tutela del settore agroindustriale multinazionale e penalizzazione ulteriore dell’agricoltura di qualità, della piccola e media azienda familiare che produce ed esporta alimenti biologici senza pesticidi e ormoni, senza OGM, creando allo stesso tempo occupazione sostenibile. Quel settore aziendale che in Italia riesce ancora a sopravvivere in un mercato così sproprzionatamente ostile alla piccola impresa.

E’quanto si constata tristemente nei documenti all’esame, dagli emendamenti di compromesso con cui i maggiori gruppi politici (sedicenti progressisti?) sono scesi a patti con l’industria agrolimentare, mortificando ogni piccolo sforzo volto a difendere la biodiversità, la cura del territorio, l’agricoltura sostenibile ed ecologica.

Ci rivolgiamo a questi nostri rappresentanti di gruppi politici che si autodefinisticono progressisti, comei l PPE, il gruppo dei Socialisti e Democratici (S&D), il gruppo Renew Europe, che hanno tanto sbandierato un Patto Verde che a noi non sembra in realtà neanche spennellato di verde, ma decisamente conservatore degli interessi consolidati.

Ci sentiamo traditi perché -nonostante le promesse- 60 miliardi di euro dei contribuenti europei verranno erogati ogni anno per finanziare un’agricoltura intensiva responsabile della perdita di biodiversità, di siccità e della produzione di gas serra e climalteranti.

Ci sentiamo traditi perchédai nostri europarlamentari di riferimento ci saremmo aspettati finalmente un segnale robusto di svolta per frenare l’estinzione di uccelli, farfalle, api, e di tutta una varietà di insetti dovuta all’agricoltura e all’allevamento intensivo.

Con una nuova PAC avremmo potuto dare un segnale importante ad esempio: Prevedendo l’obbligo di riservare spazi naturali in ogni azienda agricola, almeno per un 10% dello spazio, permettendo la crescita di alberi autoctoni e spontanei, siepi, sezioni fiorite o piccoli stagni.

  • Eliminando l’utilizzo delle torbiere (che attualmente sono responsabili del 25% di tutte le emissioni di gas climalteranti in agricoltura, e costituiscono addirittura il 5% di tutte le emissioni UE di gas climalteranti)
  • Eliminando il divieto di arare e convertire aree protette di praticoltura
  • Prevedendo budget per la biodiversità
  • Non ponendo limiti alla spesa per fini di tutela ambientale
  • Eliminando il 60% dei sussidi diretti agli agricoltori, misura fortemente voluta dalla COPA-COGECA, la lobby agroindustriale. Un terzo di questi pagamenti va ad avvantaggiare l’1,5% delle grandi aziende che non hanno certamente bisogno di sussidi diretti.
  • Eliminando il 30% del Pillar II per gli investimenti che servono obiettivi economici
  • Eliminando il sostegno a quei settori agroindustriali che presentano dubbi benefici dal punto di vista ambientale ed ecosostenibile come l’agricoltura di precisione
  • Promuovendo il ripopolamento dei boschi nel modo più naturale possibile tutelando le specie autoctone e evitando le monoculture di alberi e arbusti

Proteggendo il verde pubblico nel territorio e soprattutto gli alberi vetusti e ricchi di fogliame, attualmente oggetto di tagli
indiscriminati e sostituiti da alberelli spesso non autoctoni e comunque molto meno efficaci nel ridurre l’impatto dei gas serra e del riscaldamento eccessivo delle zone urbanizzate.

Concludendo chiediamo ai gruppi politici progressisti nell’Europarlamento di spiegarci perché non hanno mantenuto almeno le promesse di ecosostenibilità e di riduzione dell’inquinamento di aria, acqua e suolo e non le hanno tradotte concretamente nel piano per la politica agricola comune dei prossimi 7 anni.

Abbiamo la triste sensazione di avere perso una delle occasioni più importanti di riconvertire le politiche agricole della UE verso
l’ecosostenibilità e a questo punto il cosiddetto Green New Deal promosso solo a parole dalla Commissione dovrà essere definitivamente archiviato.

di Silvia Terribili

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