#Insorgiamo! La lotta degli operai GKN come esempio di resistenza al capitalismo selvaggio

La vicenda dello stabilimento di Firenze è centrale per il settore dell’auto in Italia. Il giornalista e membro di DiEM25 Francesco Sani è stato ospite all’assemblea permanente del Collettivo di Fabbrica.

“Insorgiamo!” era lo slogan dei partigiani fiorentini che dai boschi sulle colline di Fontesanta scesero a liberare Firenze da fascisti e tedeschi invasori. Oggi questo slogan lo hanno recuperato i lavoratori della GKN Driveline di Campi Bisenzio che si battono contro la decisione del fondo speculativo inglese Melrose – proprietario del gruppo GKN Automotive – di chiudere lo stabilimento. La vicenda ha avuto un eco nazionale e merita di essere riassunta brevemente.

Una vertenza simbolo per un settore industriale strategico.

La GKN – che produce gli assi per le auto – è un fiore all’occhiello per il comparto automobilistico italiano, fornitore di Ferrari, Maserati e Stellantis. Il fondo d’investimenti inglese Melrose ne ha preso il controllo nel 2018. Anche a causa della pandemia l’azienda ha chiuso in perdita gli ultimi due bilanci dopo anni di guadagni. Ma la crisi del settore automobile (che appunto si trascina dietro il comparto dell’automotive) è stato l’assist per comunicare con 422 mail ai rispettivi dipendenti i licenziamenti. Un fulmine a ciel sereno nella sera del 9 luglio. Il giorno dopo i cancelli dello stabilimento erano chiusi e il management evaporato. Fa rabbia pensare che con uno stesso click, pochi mesi prima della decisione di chiudere l’impianto, i manager del fondo speculativo hanno incassato 15 milioni di sterline vendendo tra marzo e aprile 8,7 milioni di titoli (dati S&P Global Market Intelligence). Ecco se qualcuno volesse un esempio esaustivo per comprendere come funziona e gli effetti che produce la finanziarizzazione dell’economia reale, il caso GKN è di scuola. Alla Melrose, come agli altri avvoltoi speculativi, importa poco o nulla cosa si produce e vende. Interessano solo i dati finanziari, quanto profitto si riesce a produrre e quanto dividendo distribuire agli azionisti. 

La resistenza dei lavoratori dello stabilimento fiorentino, come anche il gemello di Birmingham in lotta da un anno, ci ricorda che la classe operaia esiste ancora e ha lanciato una mobilitazione contro il capitalismo selvaggio. Stavolta, dato il settore strategico, ha trovato una sponda nel governo che sembra seria. Qui si sono fatti vedere il ministro del Lavoro Andrea Orlando e la viceministra allo Sviluppo Economico Alessandra Todde (che gestisce i tavoli di crisi, ben 87 al momento in Italia…). La politica infatti vuole cogliere l’occasione per varare un decreto legge che impedisca le delocalizzazioni selvagge, i tempi erano maturi e la vicenda GKN ha offerto un involontario contributo che trova la convergenza di tutti i partiti. 

L’assemblea permanente a custodia dello stabilimento.

Conscio che questa è una lotta da combattere qui e ora, mi sono recato allo stabilimento GKN di Campi Bisenzio. Sono andato a titolo personale per portare la mia solidarietà agli operai in assemblea permanente e scambiare qualche parola con loro, ma facendo presente che sono un giornalista e un membro di DiEM25. 

Mi accoglie Michele e mi spiega lo sviluppo della vicenda. Il 9 luglio era un giorno di ferie collettive programmate per motivi di approvvigionamento. Quella sera arrivano le famose mail che comunicano l’immediato licenziamento per i 422 dipendenti e un gruppo di loro si precipita allo stabilimento dove trovano, dietro i cancelli chiusi, la security privata. Gli operai riescono a penetrare all’interno, buttano fuori “con le buone” i vigilantes e si prendono in custodia lo stabilimento con l’istituzione di una assemblea permanente. La lotta inizia da qui, la trattativa parte da dentro la fabbrica presidiata e non fuori dai cancelli. Non è un dettaglio di poco conto. Si stila un calendario presenze e vengono creati quattro punti di presidio con ronde giorno e notte (per non lasciare sguarnito lo stabilimento ci sono delle realtà locali di supporto che aiutano gli operai a darsi il cambio). Viene organizzata una squadra di manutentori che eviti il rischio di possibili incendi o sversamenti. Il sindaco di Campi Bisenzio emette un’ordinanza con la quale nessun camion può avvicinarsi alla GKN, per evitare che i macchinari siano sottratti alla fabbrica. Non solo, in magazzino ci sono materiali per milioni di euro pronti per essere consegnati ai clienti, tra cui i semi-assi per le Ferrari. Questo componente per Maranello è difficile da produrre ed è quindi simbolo dell’avanguardia dello stabilimento. Mauro, un operaio di lunga esperienza, mi racconta appunto delle moderne tecnologie di cui dispongono – tipo gli scanner 3D – e l’orgoglio nel realizzare un componente che viene montato sulla Ferrari, emblema per eccellenza del Made in Italy! 

“Se passano qui, passeranno ovunque”.

“Se passano qui, passeranno ovunque” è la frase che si sente ripetere alla GKN. Significa che se gli avvoltoi della speculazione riusciranno a sfondare qui – una fabbrica grande in un territorio progressista con tradizione operaia e sindacalmente organizzata – sfondano dappertutto. Se “sfilano” alla Toscana questo stabilimento avranno vita facile per riprovarci da altre parti. Poi c’è una questione che investe tutto il Paese: la GKN Driveline è uno stabilimento strategico per il settore automobilistico in Italia, sia da un punto di vista produttivo che di logistica. Ecco quindi che la lotta di questi operai è simbolica, va oltre la vertenza che la viceministra Todde sta gestendo, in attesa che la battaglia legale dia qualche buona notizia e nonostante la proprietà abbia rifiutato di sedersi al tavolo del MISE.

L’obiettivo è quindi cambiare passo e quella della GKN è una vicenda da cui DiEM25 deve prendere spunto. Perché senza un cambiamento nei rapporti di forza generali nel Paese, la lotta GKN non vince. Ma se vince, crea un precedente prezioso per tutti. La lotta è impari ma non per questo possiamo rinunciare a combattere, potrebbe essere una sorta di addestramento. Per fare un paragone azzardato, come la “Guerra civile spagnola” servì da addestramento alle brigate internazionali per poi liberare l’Europa dal Nazifascismo alcuni anni dopo. I membri di DiEM25 hanno qui l’esempio di una moderna resistenza partigiana contro il capitalismo selvaggio e l’ultima retroguardia del neoliberismo. A mio avviso, in questa storia c’è molto da apprendere per capire cosa serve per battersi: organizzazione, rapidità dell’azione, manifestazioni mirate, solidarietà del territorio, comunicazione via social e il coinvolgimento della solidarietà internazionale. #Insorgiamo!

 

Francesco Sani (giornalista e membro DiEM25 – DSC Firenze).

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