Perché il degrado ambientale è una questione di genere

Un Green New Deal per l’Europa può essere la proposta migliore per affrontare le dimensioni di genere della crisi climatica.
 
La crisi climatica e le altre forme di degrado ambientale sono una questione globale, ma non gravano equamente sull’umanità. È più verosimile che siano proprio le donne a dover sopportare i fardelli più pesanti di questa crisi, in quanto si stima che costituiscano il “70% di coloro che vivono al di sotto della soglia di povertà”.
Gli effetti del degrado ambientale, come le inondazioni e l’innalzamento del livello del mare, l’acidificazione degli oceani, gli incendi boschivi e la deforestazione, la scarsità d’acqua, le migrazioni climatiche e la povertà energetica hanno una dimensione di genere. Come afferma l’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), “il cambiamento climatico è una questione femminile”, con le donne che spesso si trovano ad affrontare pericoli e oneri maggiori di fronte ai disastri climatici. Uno studio condotto dall’International Union for the Conservation of Nature (IUCN) ha inoltre rilevato che l’aumento delle pressioni ambientali causa un aumento della violenza di genere.
Per affrontare l’emergenza climatica è necessario una trasformazione olistica dell’economia. Il Green New Deal for Europe (GNDE) è una campagna e un movimento sociale che chiede un approccio transnazionale, intersezionale e intergenerazionale alla crisi climatica. Propone che le due crisi europee, quella dell’austerità e quella del cambiamento climatico, possano essere affrontate con una nuova visione del progetto europeo, investendo in infrastrutture e programmi pubblici e valorizzando il lavoro sociale e ambientale.
L’ONU ha invocato la necessità di rafforzare la “partecipazione delle donne a tutti i livelli decisionali relativi al cambiamento climatico”. Il Green New Deal for Europe fa proprio questo, concentrandosi sulla partecipazione civica e sulle questioni che hanno un impatto sproporzionato sulle donne. Le sue iniziative includono la creazione di milioni di posti di lavoro dignitosi con un salario adeguato, la costruzione di alloggi sostenibili e la fornitura di un reddito da assistenza per ricompensare la cura reciproca e l’ambiente.
 
Assemblee popolari (People’s Assemblies)
Meno del 30% dei rappresentanti degli organismi nazionali e globali di negoziazione sul clima sono donne – per questo il Green New Deal for Europe prevede di cambiare questa situazione. Le Assemblee popolari (People’s Assembly) auto-organizzate sono il principio organizzativo fondamentale del Green New Deal che consente una democrazia diretta e deliberativa, sia a livello locale che internazionale. Questo permetterà di affrontare il deficit democratico dell’Unione Europea promuovendo una cultura di partecipazione civica. Assemblee come queste hanno dimostrato di garantire che l’uguaglianza di genere sia considerata una priorità nelle agende politiche; e che vengano affrontate questioni come la condivisione del lavoro di cura, la rappresentanza delle donne in posizioni di leadership e il divario salariale. Inoltre, le femministe hanno svolto un ruolo fondamentale nel sostenere le comunità emarginate rispetto alla questione della giustizia climatica. Le Assemblee popolari garantirebbero la priorità alle esigenze delle donne e delle persone LGBTQI.
 
Il reddito di cura (Care Income)
Il Green New Deal’s Care Income riconosce il lavoro sottovalutato o invisibile svolto in modo preponderante dalle donne, soprattutto dalle madri. Il Care Income (“Reddito di cura”) sarebbe disponibile per chiunque sia impegnato in un lavoro di assistenza a tempo pieno o parziale, come i genitori a domicilio, coloro che si occupano di anziani o disabili, o le persone impegnate in lavori di assistenza per le proprie comunità.
Inoltre, incentiverebbe le persone ad impegnarsi nel lavoro di assistenza e quindi garantirebbe maggiore sicurezza alle persone disabili, facilitando l’accesso alle risorse di cui hanno bisogno per vivere in modo indipendente.
Il dividendo universale di base (Universal Basic Dividend – UBD) garantirebbe inoltre che tutti i cittadini europei possano beneficiare economicamente del progresso tecnologico, attraverso una tassazione sulle aziende che beneficiano delle innovazioni della robotica e dell’intelligenza artificiale.
 
Lavoro dignitoso per tutti
Mantenere e migliorare il tenore di vita delle persone è una parte fondamentale del Green New Deal. Esso stabilisce una settimana lavorativa di quattro giorni con un orario di lavoro complessivo più basso, oltre a salari equi e alla creazione di posti di lavoro a livello locale. Gli investimenti locali e municipali creeranno opportunità di lavoro a livello locale, che in questo modo ridurranno la quantità di spostamenti necessari alle persone per andare e tornare dal loro posto di lavoro, e affronteranno i problemi abitativi e di trasporto che riguardano le grandi città metropolitane, come Londra o Parigi. I programmi di riqualificazione e le garanzie di reddito saranno quindi utilizzati anche per i lavoratori in transizione dalle industrie dei combustibili fossili.
I finanziamenti pubblici consentirebbero l’utilizzo di progetti e metodi di produzione sostenibili dal punto di vista ambientale, i quali sono stati finora aboliti a causa dell’influenza esercitata dal settore privato e dalla loro attenzione all’aumento dei margini di profitto. Il riallineamento economico del Green New Deal invece mira a sostenere le attività economiche che proteggono e risanano l’ambiente, oltre che a fornire un beneficio per le comunità locali.
Garantire a tutte e tutti una vita dignitosa è un aspetto fondamentale del Green New Deal per l’Europa, che si propone anche di remunerare anche il lavoro che ha una forte valenza sociale, come quello della riqualificazione ambientale o dei servizi per le comunità. Sarà inoltre garantito l’accesso pubblico ai servizi come i centri comunitari e le biblioteche, i parchi e i centri di assistenza per l’infanzia.
Le iniziative del Green New Deal come il reddito di cura, posti di lavoro dignitosi per tutti e alloggi pubblici sostenibili consentirebbero alle donne di avere un proprio contributo finanziario e risorse personali, incluse coloro che decidono di essere madri casalinghe o di occuparsi dei loro parenti disabili o malati. Questa questione potrebbe riguardare la dimensione economica della disuguaglianza tra i sessi e, di conseguenza, le questioni relative agli abusi domestici e sessuali.
 
Democrazia economica e protezione delle pensioni
È possibile costruire la prosperità di fronte alla crisi climatica. Il Green New Deal per l’Europa richiede un’alternativa al deterioramento delle infrastrutture pubbliche e dei diritti dei lavoratori in Europa. Il finanziamento del Green New Deal fa parte del suo approccio olistico per rimodellare il futuro dell’Europa. Questa trasformazione sarà finanziata attraverso il Green Public Works (“Lavori Pubblici Verdi”), un programma storico di investimenti pubblici alimentato dalla Banca Europea per gli Investimenti.
Uno dei campi in cui la disuguaglianza di genere è resa evidente è quello delle pensioni. La campagna Women Against State Pension Inequality (WASPI) nel Regno Unito sostiene le donne nate negli anni ’50, le cui carriere e pensioni sono state influenzate negativamente dalla cattiva amministrazione dell’età pensionistica statale.
Le pensioni sono inoltre minacciate in tutta Europa, a causa delle misure di austerità, come in Francia, dove la riforma delle pensioni di Macron viene attuata nonostante le proteste dei Gilets Jaunes. Tutti i posti di lavoro creati nell’ambito dei Lavori Pubblici Verdi garantiscono la rappresentanza dei lavoratori nei consigli di amministrazione delle imprese, e in tutti i risparmi di capitale, pensioni o fondi dei lavoratori.
 
Alloggi pubblici sostenibili
Il fenomeno dei senzatetto ha un impatto maggiore sulle donne rispetto ad altre fasce demografiche; la violenza domestica può spesso spingere le donne a fuggire nei rifugi o, in assenza di un alloggio, costringerle a vivere per strada, dove possono essere vulnerabili alle minacce di violenza, alle molestie sessuali e agli abusi. In generale, devono anche affrontare più sfide, come affrontare le mestruazioni, la mancanza di accesso ai servizi di salute riproduttiva o materna e l’aumento dell’onere della cura dei figli. Il Green New Deal sfrutterà gli investimenti pubblici per costruire un’abitazione pubblica sostenibile che si occupi della sicurezza degli alloggi. Inoltre, abbasserà il costo della vita, ridurrà la povertà energetica, garantirà l’accessibilità e ridurrà radicalmente le emissioni.
Le famiglie rimangono gli spazi in cui la distribuzione disuguale del lavoro di assistenza è chiaramente più evidente. La transizione verso un’abitazione a basse emissioni di carbonio deve quindi accelerare anche la condivisione del lavoro a livello familiare, garantendo che l’onere del lavoro non retribuito sia ripartito in modo uniforme tra i residenti. I modelli di co-housing – in cui i residenti condividono gli spazi pubblici e gli elettrodomestici, tra le varie comunità – potrebbero contribuire a ridurre sia la domanda di energia che ad alleviare il lavoro domestico che ancora ricade in modo sproporzionato sulle donne.
 
Giustizia internazionale, intergenerazionale e intersezionale
Il Green New Deal for Europe vuole assicurare che nessuna comunità venga esclusa dalla transizione verde dell’Europa, indipendentemente da geografia, razza, sesso, identità di genere, età, disabilità/abilità, nazionalità, status di immigrazione, sessualità, religione o istruzione. Identificare ed esaminare le barriere all’inclusione è uno degli obiettivi della Commissione di Giustizia Ambientale, che monitorerà i progressi della transizione verde, indagherà sulle pratiche discutibili e consiglierà le autorità dell’UE su come rimediare al ruolo dell’Europa nell’ingiustizia ambientale in tutto il mondo.
La responsabilità internazionale sarà cruciale per porre rimedio all’estrazione, allo sfruttamento e alle disuguaglianze sia in Europa che nel resto del mondo. Questi paesi non solo hanno sofferto per mano delle pratiche estrattive del colonialismo, ma costituiscono anche le odierne “comunità in prima linea” in termini di cambiamento climatico.
Per questo motivo, alcuni si riferiscono al cambiamento climatico come ad una forma di colonialismo ecologico. Il Green New Deal si impegna ad attuare politiche di restituzione che riconoscano la storia dell’inquinamento e dell’estrazione di risorse dell’Europa in tutto il Sud del mondo. Esso monitorerà e affronterà la migrazione ambientale.
In risposta alla recente dichiarazione di Greta Thunberg sul Green Deal europeo (“vi state arrendendo”), il Green New Deal for Europe sostiene un percorso in cui il progetto europeo ripristina l’agenzia dei popoli nel negoziare il loro futuro comune, e affronta la questione del cambiamento climatico come intersezione di una varietà di questioni socioeconomiche come il divario salariale tra i sessi, il lavoro di assistenza invisibile e l’insicurezza del lavoro.
 
Il nostro sostegno
Il movimento DiEM25 ha molte donne influenti nel suo Advisory Panel, come Jane Sanders, Saskia Sassen e Naomi Klein. Il Green New Deal for Europe sta costruendo un’ampia coalizione di sostegno in tutta Europa. Nel Consiglio di Coalizione, Ann Pettifor (PRIME Economics), Meera Ghani (Ecolise), Stefania Barca (CES, Università di Coimbra), Adrienne Buller (CommonWealth), Selma James e Nina Lopez (Global Women’s Strike) e Grace Blakeley (Tribune) – hanno tutte contribuito al rapporto Green New Deal for Europe. In particolare, la Global Women’s Strike è stata una sostenitrice del Green New Deal e del suo reddito da assistenza.
 
Potete leggere il rapporto completo del Green New Deal for Europe qui.
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Articolo di Axelle Van Wynsberghe
Traduzione a cura di Larissa Anastasia Bulgar
Testo originale qui

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