I maggiori analisti politici italiani (tra questi Raffaele Marmo, vicedirettore responsabile della redazione romana di QN Quotidiano Nazionale) affermano che la riforma tributaria attuata dal Governo Meloni (in continuità con quanto già operato dall’esecutivo di Mario Draghi) renderà il cittadino un contribuente con doveri verso lo Stato e diritti da far valere nei confronti dell’Erario; viene fatto inoltre notare che precedentemente il cittadino non era che suddito di un esattore occhiuto.
La premier afferma di aver varato questa manovra per eliminare quei problemi che da oltre 50 anni spingevano gli investitori a evitare il panorama italiano, senza fare alcun favore agli evasori fiscali.
Giorgia Meloni è sempre stata in bilico tra un’avversione conservatrice verso le tasse, l’obiettivo legalista di contrastare l’evasione fiscale e l’intento sussidiario di aiutare coloro che sono in difficoltà. Assegna allo Stato una funzione paternalista, di conseguenza si oppone a un approccio predatorio verso il contribuente. «Uno Stato giusto e comprensivo non viene più percepito come un avversario – così Meloni spiega le logiche che guidano le sue scelte di sicurezza fiscale – di conseguenza non merita di essere raggirato». Ribadisce inoltre che le risorse che lo Stato acquisisce giustamente dai cittadini devono essere utilizzate con lucidità e lungimiranza.
Giorgia Meloni intende ridurre la pressione fiscale che grava su famiglie e imprese, e sostiene di poter dimostrare di non aver aiutato gli evasori, né fatto condoni o allentato le maglie del fisco. Afferma infatti che «il 2023 è stato anno record nella lotta all’evasione: sono stati recuperati 24,7 miliardi». Pensa di poter contare sull’orizzonte di legislatura quale vantaggio per attuare la riforma tributaria.
Secondo Giancarlo Giorgetti (Ministro dell’Economia e delle Finanze) quella in corso è “un’impresa storica” di cui solo il tempo saprà dare un giudizio. La riforma va nella direzione di restituire potere d’acquisto alle famiglie, premiando le imprese, chi investe e chi lavora. In merito alla global minimum tax, a seguito del G7 e del G20, Giorgetti riconosce che concludere il lavoro – probabilmente – non sarà possibile. Il magazzino crediti non riscossi dal Fisco, secondo quanto ammesso da Maurizio Leo – viceministro dell’Economia e delle Finanze – ammonta oggi a 1’206 miliardi di euro. Leo ritiene quindi necessaria “un’operazione verità”, perché «se non si riesce a riscuotere il dovuto dobbiamo trovare una soluzione». Il Governo riconosce quindi di dover operare un cambio di passo, ma viene ritenuto altrettanto necessario negare ogni condono possibile, senza mai abbassare la guardia.
A ogni modo, la riforma tributaria che il Governo Meloni sta promettendo resta ancora eccessivamente fumosa. Si percepisce la volontà, dettata da una logica fiscalmente conservatrice, di spingere il cittadino-contribuente ad allinearsi volontariamente a quanto richiestogli dallo Stato, ma gli elementi attualmente a disposizione non sono sufficienti per operare una critica strutturata dell’economia melonista. È ormai abitudine, d’altronde, assistere a una roboante propaganda governativa cui corrispondono pochi cambiamenti (o nessun cambiamento) nell’effettiva realtà delle cose. Si rivela però preoccupante il modo in cui le parole del Governo Meloni riescono a plasmare il pensiero della società, spingendo ora anche le persone più serie, preparate e pragmatiche ad avere grandi aspettative, quando invece niente è stato realizzato.
Aurelius Augustinus Hipponensis
Meloni: «Non dirò mai che le tasse sono bellissime» – Avvenire.it, https://www.avvenire.it/attualita/pagine/fisco-la-conferenza-della-premier
Marmo R., 14/03/2024, Punto di Partenza – La Rivoluzione non Resti sulla Carta, Bologna, Italia: il Resto del Carlino
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