Un silenzio sonoro

di Patrizia Pozzo

Nelle ultime settimane l’attenzione dei media e principali giornali si è rivolta principalmente al covid 19 con interviste a medici, virologi e altri scienziati e all’elezione del nuovo presidente americano, mentre noi abbiamo imparato a fare slalom tra queste notizie spesso usando le seconde per placare la nostra ansia da pandemia. Tuttavia c’è un altro argomento che dovrebbe attirare la nostra attenzione e che è stato totalmente ignorato dall’informazione tutta. Il mediterraneo orientale è ancora una volta palcoscenico di processo di assestamento dal quale emerge un unico grande attore protagonista: Erdogan.

Mentre noi ci occupiamo d’altro, lui mette in scena un duello verbale con Macron che di fatto scuote tutta la geopolitica del mediterraneo ma passa almeno in Italia sotto silenzio. Con la febbre da covid anche la politica internazionale Europea è entrata in terapia intensiva eppure la posto in gioco è enorme ed Erdogan lo sa benissimo tanto da giocare bleffando, sicuro che al momento nessun altro giocatore ha la voglia o forza di andare fino in fondo, perché smascherare il gioco del sultano potrebbe portare di fatto a un vero e proprio scontro che per il sultano si potrebbe tradurre in un vero scacco matto, se giocasse a scacchi. E dunque mentre l’Europa tutta è impegnata su un’altra partita perlopiù sanitaria lui si concentra a fare e disfare manovre con il solo obbiettivo di accaparrarsi la vera posta in gioco: il controllo delle risorse di gas nel Mediterraneo. Per ottenere questo, da scaltro giocatore utilizza vite umane, ridisegnando di fatto la nuova rotta della tratta dei migranti.  E’infatti lui che controlla i confini marittimi ed è sempre lui che sta spostando i centri di detenzione lontano dalle coste libiche in modo da essere lontano anche dai radar europei ed agire più inosservato ma pronto a riaprire i flussi qualora servisse ricattare nuovamente qualche stato della vecchia Europa. Come ha già fatto con i profughi mediorientali presenti nel suo paese. La Turchia odierna di Erdogan si muove con ambizioni sempre più grandi: negare ogni spazio ai Curdi e controllare i flussi energetici che vengono dalla Russia e Caucaso Centrale.

Il tutto avviene sotto un Europa e un Italia del tutto silente mentre anche per ragioni geografiche dovrebbe prendere posizione e tentare di creare un ponte con quella classe di giovani intellettuali e non che nonostante tutto si sta formando all’interno della Turchia e che lotta e si oppone ogni giorno con forza ai progetti liberticidi del Sultano.

Sarebbe bello vedere l’Italia al fianco di questa giovane generazione, capirne per prima le potenzialità e accompagnare una nuova possibile primavera, magari laica.

 

Patrizia Pozzo,
membro del Collettivo di Coordinamento,

 

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