SOVVERTIAMO IL PATTO CHE NON ASSICURA CRESCITA, NE’ TANTOMENO STABILITA’

Nella Comunicazione del 3 marzo 2020 che la Commissione Europea ha indirizzato al Consiglio, intitolata: “Un anno dallo scoppio del COVID-19: risposta della politica fiscale”  è stato confermato un approccio non rigorista: sarà prolungata a tutto il 2022 l’applicazione della general escape clause (o clausola di fuga) dal Patto di Stabilità e Crescita – attivata nel marzo 2020 – che ha consentito di mantenere l’impianto degli aiuti pubblici alle economie europee ben oltre il frustro vincolo del 3% del rapporto deficit / PIL. I rischi di un ritiro prematuro dalle politiche di sostegno delle economie, fuori dall’attuale stato di severo declino che la pandemia ha innescato, superano di gran lunga quelli associati alla prosecuzione degli aiuti. La decisione ufficiale è comunque rimandata a maggio, dopo la verifica della situazione prospettica e congiunturale nei Paesi membri, sulla base delle previsioni macroeconomiche di primavera.

“Le misure di supporto devono continuare finché ce n’è bisogno” ha dichiarato Vladis Dombrovskis precisando tuttavia che queste politiche pubbliche devono considerarsi misure “ temporanee e mirate”.

Il Commissario all’economia Gentiloni ha marcato le differenze, affermando “dobbiamo evitare gli errori di 10 anni fa, ritirando gli aiuti troppo presto”. Si fa quindi sempre più netta la distonia tra le voci dei dogmatici dell’austerità – solo momentaneamente in remissione – e la voce di chi rappresenta i Paesi del sud Europa, Francia compresa, indeboliti da rapporti debito /PIL ben oltre il 100% e da una situazione di incertezza e di stallo di cui non si vede la fine. Il giorno prima era toccato a Fabio Panetta – componente del Board della Banca Centrale Europea – dover lanciare un monito sull’esigenza di usare tutta la liquidità necessaria per piegare il rialzo dei tassi d’interesse di mercato (innescato dalle aspettative di rialzo dell’inflazione sul mercato americano), per mantenere un orientamento anche di politica monetaria fortemente espansivo.

Secondo i calcoli di Bruxelles le misure di supporto fiscale all’economia nei Paesi UE sono state nel 2020 mediamente dell’8% del PIL, un livello doppio rispetto allo stimolo pompato nelle economie europee nel 2008-2009, ma ben lontano dai sostegni all’economia messi in atto in Giappone (15.5% del PIL), in UK del (16% del PIL) o negli USA (pari al 17% del PIL).

Insomma, anche nella crisi sanitaria, economica e sociale più drammatica del secondo dopoguerra, L’Europa continua a non abbandonare un approccio contabilistico e di eterna deflazione. Qualche spiraglio di discontinuità si coglie dalle timide aperture di Dombrovskis nel corso della riunione dell’ultimo Ecofin, in cui non ha escluso che, nelle revisioni che saranno applicate al nuovo Patto di Stabilità e Crescita, potrebbero essere escluse dal conteggio del numeratore del rapporto Deficit / PIL le spese per investimenti nella transizione ecologica e digitale. Si realizzerebbe così, almeno in parte, quella “golden rule” che Mario Monti invocava fin dai tempi della firma del nuovo Trattato, siglato ad Amsterdam nel 1997….il che la dice lunga sui tempi di reazione dell’establishment di Bruxelles.

Insomma, bisognerà usare tutto il periodo di vigenza della “clausola di fuga” (sperabilmente tutto il 2022) per sovvertire il “Patto”, ben più che attraverso la golden rule che, in ogni caso, sarebbe già un bel passo in avanti nell’allentamento delle logiche punitive dell’Europa dell’austerità. DiEM25 dovrà fare pressione dal basso per mettere al centro delle politiche pubbliche la vita delle persone, la centralità e la qualità del lavoro, la sanità, la scuola, le politiche di coesione, invece che le compatibilità di bilancio previste dal Patto di Stabilità e Crescita. Un patto che, a dispetto del suo nome, non ha garantito né il primo, né il secondo degli obiettivi enunciati per i Paesi del sud dell’Europa.

I recenti dati dell’ISTAT sulla povertà assoluta in Italia – che toccano il valore più elevato dal 2005 – hanno registrato un milione di individui in più nel 2020 in questa condizione di violazione della dignità umana. Un totale di 5,6 milioni (pari al 9,4% della popolazione), in questa condizione, nonostante il blocco dei licenziamenti ancora in vigore, sono un sinistro campanello d’allarme.

 

Antonella Trocino

PNC Diem25 in Italia

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