In accordo all’articolo 17 della Costituzione della Repubblica Italiana «i cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz’armi. Per le riunioni, anche in luogo aperto al pubblico, non è richiesto preavviso. Delle riunioni in luogo pubblico deve essere dato preavviso alle autorità, che possono vietarle soltanto per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica».
Le autorità non hanno il diritto di sciogliere la suddetta riunione nemmeno se in presenza di persone armate. In tal caso, infatti, si devono limitare ad allontanarne i soggetti pericolosi; possono essere considerate armi tutti gli strumenti che, date le circostanze di tempo e luogo, possono essere chiaramente utilizzati per l’offesa alla persona.
Le riunioni in luogo pubblico devono essere preavvisate alla Questura con un anticipo di tre giorni; le riunioni svoltesi in luogo pubblico senza preavviso restano legittime, ma i promotori dovranno rispondere penalmente dell’omissione. Una riunione può essere vietata dal questore solo per motivi di incolumità pubblica e di sicurezza.
L’esposizione e la spiegazione dell’articolo 17 della Costituzione rendono inefficaci le giustificazioni addotte dal Governo per giustificare l’operazione repressiva condotta lo scorso venerdì 23 febbraio dalle Forze dell’Ordine contro il corteo studentesco pisano. Giorgia Meloni ha infatti affermato che i manifestanti avevano causato l’aggressione da parte della polizia perché «non era stato presentato alcun preavviso alla Questura e i manifestanti hanno rifiutato la mediazione».
Il corteo preso di mira dalla polizia, annunciato da Cambiare Rotta Pisa e dal CUA Pisa già in data 15 febbraio, si è riunito alle ore 9.30 in Piazza Dante, a Pisa. Il corteo chiedeva un’assunzione di responsabilità da parte israeliana e occidentale per il genocidio attualmente in corso in Palestina, denunciando inoltre il sostegno mediatico e militare dato dall’Italia a Israele. Il corteo è stato bloccato dalle Forze dell’Ordine tra la Scuola Normale di Pisa e il Liceo Artistico; la polizia, non contenta di aver interrotto il corteo, ha avviato una carica contro i manifestanti e «ha manganellato violentemente lə studentə spaccando teste» (come si può leggere sul profilo Instagram del CUA Pisa e di Cambiare Rotta Pisa). L’azione repressiva condotta dalle Forze dell’Ordine ha agito a conferma dell’ideologia militarista da tempo denunciata dalla dissidenza politica.
Questa politica militarista risulta distruttiva non solo perché la guerra è un’offesa alla vita, ma anche perché investire nell’industria bellica in periodo d’inflazione determina inevitabilmente una degradazione nella qualità della vita delle persone anche nei Paesi che, pur non essendo teatro di guerra, sono coinvolti dal conflitto. Per quanto attinente alla ricerca di pace, giustizia e diritti per la Palestina l’associazione Giovani Palestinesi è diventata punto centrale di riferimento per studenti e precari italiani.
Come evidenziato dal Presidente della Repubblica (e pertanto Comandante in Capo delle Forze Armate) Sergio Mattarella «con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento», innanzitutto perché in «un regime basato sul consenso non imposto dall’alto, una qualche forma di dissenso è inevitabile, e solo dove il dissenso è libero di manifestarsi il consenso è reale, e solo dove il consenso è reale il sistema può dirsi giustamente democratico» (come esposto da Norberto Bobbio in Il Futuro della Democrazia).
Aurelius Augustinus Hipponensis
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