Condannare Le Pen: un terremoto politico con pericolose linee di faglia

Perché affidarsi alle sanzioni legali rischia di alimentare l’estrema destra e indebolire la democrazia stessa

La recente condanna di Marine Le Pen e di diversi membri del Rassemblement National per appropriazione indebita di fondi dell’Unione Europea ha provocato onde d’urto nel panorama politico francese. Riconosciuta colpevole di appropriazione indebita di oltre quattro milioni di euro destinati ad assistenti parlamentari, Le Pen rischia un divieto di cinque anni di elezioni a cariche pubbliche, che di fatto le impedirebbe di partecipare alla corsa presidenziale del 2027.

L’uso improprio dei fondi pubblici deve essere punito, ma non possiamo permetterci di essere ingenui: la lotta all’autoritarismo non può essere condotta con strumenti autoritari.

Lo sappiamo per esperienza. In tutta Europa, coloro che sfidano l’establishment, di sinistra, di destra o altro, hanno visto le istituzioni trasformarsi in armi contro di loro. Lo abbiamo visto anche negli Stati Uniti, dove l’impeachment di Donald Trump è servito solo a rafforzare la volontà dei suoi sostenitori che lo avevano già identificato come un martire. Non possiamo permettere che la competizione democratica venga sostituita dall’esclusione giudiziaria.

Vincere per via politica

Il nostro co-fondatore, Yanis Varoufakis, lo ha espresso chiaramente: Il lawfare è sbagliato, chiunque prenda di mira. Ed è stupido, per giunta. I neofascisti francesi ne trarranno solo beneficio“.

Noi di DiEM25 non abbiamo mai chiesto alla magistratura di fare il lavoro dei movimenti politici. L’estrema destra deve essere affrontata, non nelle aule di tribunale, ma attraverso la mobilitazione di massa, attraverso la speranza radicale, attraverso alternative audaci e democratiche.

Ciò è accaduto in Francia durante le elezioni legislative del 2024, quando il popolo si è mobilitato e ha sconfitto il RN alle urne. Quella vittoria non è stata consegnata dai giudici, ma è stata guadagnata nelle strade, nei quartieri e alle urne.

Li affronteremo di nuovo, e li sconfiggeremo di nuovo. Non perché sono vietati, ma perché offriamo qualcosa di meglio.

Che questo serva da monito, non solo a coloro che abusano dei fondi pubblici, ma a tutti coloro che credono che la democrazia possa sopravvivere senza fiducia, legittimità e il potere delle persone che si organizzano dal basso.

 

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