Real State of the Union

DiEM25 alla prova del voto: intervista a Lorenzo Marsili

La seguente intervista è apparsa su MicroMega il 10/11/2017 a firma Giacomo Russo Spena 
“Non si tratta di fondare l’ennesimo partito ma di costruire ciò che ci è sempre sfuggito: una vera forza politica europea”. Lorenzo Marsili – 32enne fondatore della ong European Alternatives – ha le idee chiare per DiEM25. Le votazioni sul sito del movimento si sono appena concluse. Il 92% ha scelto di andare avanti sul cammino elettorale. Ha vinto dunque l’opzione caldeggiata insieme al frontman Yanis Varoufakis: “Vogliamo costruire un’alleanza capace di portare una lotta senza quartiere tanto contro l’establishment quanto contro la deriva nazionalista, DiEM25 è pronta per la sfida elettorale”.
Parliamo dell’attuale organizzazione di DiEM25. Quanti iscritti ha? Quante sedi sparse per l’Europa? 
 
70.000 iscritti ed oltre un centinaio di gruppi locali in tutta Europa: un collettivo di Coordinamento europeo composto da 12 persone elette e presto avremo diversi collettivi nazionali che verranno sempre eletti dalla base.
I finanziamenti da dove giungono? Avete dietro il magnate Soros come qualcuno dice?
DiEM25 è una sorta di nucleo avanguardista, composto da volontari che si guadagnano la vita lavorando altrove e mettono le proprie notti e i propri fine settimana al servizio di un’idea in cui credono. I finanziamenti che abbiamo e che ci permettono di assumere un minimo di staff organizzativo provengono interamente da donazioni volontarie mensili. Ed è tutto rendicontato online, spese e introiti.
Quindi Diem25 diventerà un partito. Ma qual è la road map per diventarlo a tutti gli effetti? 
Nei prossimi mesi avverranno due cose. DiEM25 verrà registrato come movimento politico in una pluralità di Paesi europei. Contemporaneamente si stanno avviando dei tavoli di confronto con forze politiche e movimenti sociali per costruire uno schieramento più vasto. L’obiettivo è lanciare una campagna elettorale già nella primavera del 2018, esattamente un anno prima delle elezioni per il Parlamento europeo, per permettere un vero protagonismo cittadino e per trasformare una semplice campagna elettorale in un grande momento di risveglio politico continentale.
Le europee del 2019 saranno quindi il primo banco di prova?
La situazione dell’Europa è estremamente grave. Non è pensabile immaginare che le elezioni europee del 2019 vengano usate per l’ennesima conta interna, una sorta di mega-sondaggio. Per la prima volta nella storia del nostro continente, abbiamo bisogno di una proposta che dal Portogallo alla Polonia, dall’Irlanda all’Italia, mobiliti e scaldi i cuori attorno a un programma chiaro e di rottura. Per noi le elezioni europee sono una scusa, un dispositivo. Ci interessa poco mandare qualche decina di parlamentari in un Parlamento dai poteri fortemente limitati. Ci interessa invece utilizzare, ‘hackerare’ le elezioni per trasformarle in una grande campagna politica continentale, un “momento Sanders” europeo.
Che vuol dire essere il primo partito pan-europeo? Andate controcorrente visto che ovunque stanno tornando le pulsione sovraniste…
Le pulsioni sovraniste sono la risposta sbagliata a un’Europa che non funziona più. È una risposta a catena: non riusciamo a governare la globalizzazione, non riusciamo a governare il disastro che è oggi l’Europa e ci trinceriamo quindi nello Stato nazionale. Ci accorgiamo però che lo Stato è preda delle stesse oligarchie di potere e proviamo quindi a rinchiuderci dietro a identità regionali o richieste di nuove micro-nazioni. Andando avanti così finiremo tutti quanti soli, ciascuno con il proprio muro personale cucito attorno, ciascuno a puntare il dito verso lo straniero, e sarà il mondo di Hobbes, quello dove “la vita dell’uomo è solitaria, povera, bestiale e breve”. Noi pensiamo che questa deriva vada fermata.
Hai scritto con Varoufakis un libro dal titolo “Il terzo spazio” (Laterza) e attualmente stai preparando un nuovo testo, sempre sull’Europa, in cui spieghi perché nazionalismo e neoliberismo sono due facce della stessa medaglia. Pensi veramente che l’Europa sia ancora riformabile?
Vogliamo andare a riprenderci l’Europa. E così facendo andiamo a riprenderci i nostri Stati, le nostre regioni e le nostre città. Perché ci sono grande temi, là fuori, che dobbiamo tornare a governare. L’evasione fiscale delle multinazionali, le migrazioni, i cambiamenti climatici, la trasformazione di un modello  economico e di una globalizzazione neoliberale chiaramente ingiusti quanto inefficaci. In realtà sta cambiando tutto. Mi fa ridere quando ci si lamenta che “l’Europa non può cambiare”. È l’assetto mondiale che si sta trasformando sotto i nostri occhi! E sarebbe un disastro storico lasciare che sia solamente la Cina di Xi Jinping a ridisegnare i termini della nuova globalizzazione. Dobbiamo invece rimettere il controllo del futuro in mano ai cittadini. E il modo per farlo è capire che non esiste più una separazione netta fra politica europea, nazionale e locale, ma che esiste solo una politica, in un continuum che attraversa tutti gli spazi. E noi dobbiamo essere in grado di governare questa realtà, con una proposta e una forza organizzativa che dalle città all’Europa sia in grado di rompere l’incantesimo del pensiero unico.
Quali saranno i vari partiti con cui vi relazionerete in giro per l’Europa? Podemos in Spagna, Mélenchon in Francia eccetera…? 
Stiamo avviando tavoli con diverse forze europee per arrivare a un programma comune e una strategia condivisa. In Polonia stiamo lavorando con Razem, un partito nuovo e simile per composizione a Podemos. In Danimarca, con “L’Alternativa”, anche qui un partito nuovo, fondato da artisti e movimenti sociali, ma già terza forza politica del Paese. Nella Repubblica Ceca, il partito pirata che ha preso il 10% poche settimane fa è membro di DiEM25. In Francia, Benoit Hamon ha pubblicamente chiesto l’apertura di un’interlocuzione per schierare il suo nuovo movimento con DiEM25: ma chiaramente lo spazio in Francia è molto più ampio, penso anche al PCF e ai verdi. In Spagna, fra i primi iscritti di DiEM25 c’è il sindaco di Barcellona, Ada Colau. Siamo in dialogo anche con altri: parliamo di alleanza progressista proprio perché include diverse famiglie politiche, dalla sinistra ai verdi, dalla socialdemocrazia ai movimenti di base. Ma oltre i partiti, non dimentichiamolo mai, ci sono i cittadini. Ed esiste in Europa una generazione nuova, che vive lo spazio europeo come proprio e che crede sia arrivata l’ora di riappropriarsene.
Chi saranno i referenti di DiEM25 in Italia? 
I referenti saranno i cittadini a sceglierli. A breve si apriranno le candidature per il Collettivo Nazionale che aiuterà il Collettivo di Coordinamento europeo a continuare a dare forma a DiEM25 in Italia. Chiunque può candidarsi e tutti gli iscritti – da tutta europa – voteranno i 12 componenti attraverso elezioni online. Ma non abbiamo nessuna pretesa di autosufficienza. Il progetto di DiEM25 avrà successo se riuscirà ad aggregare un fronte più ampio, a partire da movimenti sociali, un certo mondo del volontariato, il tessuto delle ONG che professionalmente conosco bene, e molti altri, attorno a un comune progetto di cambiamento europeo.
Però avrete già dei rapporti con qualcuno…
Chiaramente ci sono le esperienze municipali più innovative. Non è un segreto che Luigi de Magistris sia stato fra i primi ad aderire al progetto di DiEM25.
Come valuti i recenti movimenti a sinistra del Pd e di questa lista che potrebbe avere Pietro Grasso come candidato premier?
È straordinario quanto l’Italia sia slittata a destra in questi anni. Lo dimostra il fatto che il nuovo polo di ‘sinistra’, quello che dovrebbe essere l’equivalente italiano della sinistra anti-sistema di Podemos, sia fondato fra gli altri da chi è stato il candidato premier del PD alle elezioni politiche del 2014, Pierluigi Bersani. Lui è rimasto coerente con le proprie posizioni dell’epoca, mentre il PD è slittato a destra. Mi pare che l’Italia avrà quindi una sorta di partito di centro, il PD, e una sorta di socialdemocrazia alla sua sinistra che espande l’area dell’ex minoranza PD. Non sta a me dare un giudizio di merito sull’operazione, tra l’altro molti iscritti di DIEM25 hanno preso parte alle assemblee del Brancaccio. Spero però che sia un punto di partenza, e non un punto di arrivo.
DiEM25, un po’ come il primo Podemos in Spagna, nascerà in contrapposizione delle attuali forze a sinistra del Pd?
Noi pensiamo questi siano tempi rivoluzionari e che ci sia bisogno di una rivoluzione politica europea. Pensiamo che questa debba essere basata su un programma di rottura, un programma che stiamo elaborando in collaborazione con migliaia di cittadini e che include chiusura dei paradisi fiscali, dividendo universale per ripartire i frutti dell’automazione del lavoro, investimenti in riconversione ecologica, politica di accoglienza, sviluppo di un’alternativa europea al capitalismo monopolistico della Silicon Valley e del nuovo nazionalismo tecnologico cinese, riformulazione delle politiche commerciali europee e chiaramente democratizzazione dell’UE. Su questa base, pensiamo serva una nuova piattaforma politica in grado di agire, mobilitare e lottare direttamente a livello transnazionale. Siamo felici di lavorare con chiunque condivida queste idee e questo approccio, purché siano figure credibili. Il PD? Cambi le proprie politiche, la propria leadership, la propria strategia sull’Europa, e aderisca a DiEM25. Ma noi, nel frattempo, andiamo avanti.
DiEM25 sarà un partito di sinistra? 
Avevo dodici anni quando ho sentito la parola ‘sinistra’ per la prima volta. Mia madre mi svegliò eccitata comunicandomi che per la prima volta nella storia repubblicana la sinistra era al governo. Era il 1996 e aveva appena vinto l’Ulivo. Da allora, la sinistra è stata quella cosa che privatizza, che precarizza il lavoro, che lascia briglia libera alla finanza. Quindi io non ho un grande attaccamento emotivo, personale, a questa parola. Mentre so benissimo che tanti altri la sentono vicina. Persone a cui la parola parla di quel mondo di solidarietà, giustizia e passione di cui io posso solo leggere nei libri di storia. Il Bertolucci di “Prima della Rivoluzione”, la straordinaria stagione fra il ‘68 e il ’77.
A chi si rivolge DiEM25 e, soprattutto, a chi parlerà?
Oggi abbiamo il compito di parlare a tutti. Incluse quelle persone che non si sono mai chieste che cosa sia la sinistra, o che magari proprio non si sentono di sinistra, ma che sentono istintivamente che un sistema in cui 8 persone controllano la metà della ricchezza mondiale e in cui ci viene detto che non ci sono i soldi per il reddito garantito, un sistema in cui ce la prendiamo coi  migranti invece che mettere in galera i manager delle grandi multinazionali che portano i soldi a Panama, sia un sistema fallito e da rivoltare come un calzino.

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