I membri di DiEM25 e MERA25 di tutta Europa e non solo hanno votato in modo schiacciante per sostenere i candidati di principio alle prossime elezioni, tra cui Jeremy Corbyn, Diane Abbott e Faiza Shaheen. In particolare, i nostri membri sostengono Andrew Feinstein, ex deputato dell’African National Congress, che sta sfidando il seggio di Keir Starmer.
Il nostro sostegno si estende a coloro che sostengono le cinque richieste del progetto Pace e Giustizia, tra cui: Dave Nellist, Shanell Johnson, Fiona Lali, Anne San, Jabu Nala-Hartley, Sean Halsall, Claudia Webbe, Tanushka Marah, Tahir Mirza, Leanne Mohamad, Pamela Fitzpatrick, Kamel Hawwash, Sam Gorst, Ammar Waraich, Mohammad Hafeez, Jo Bird e molti altri elencati dal Collettivo.
Questi candidati sfidano la struttura di potere che ha portato alla crisi climatica, al controllo oligarchico, al militarismo e alle azioni antidemocratiche che hanno un impatto sulle vite a livello locale, regionale e internazionale facendo rete con i candidati di MERA25 in Europa.
MERA25 Italia sostiene convintamente la necessità di una forte spinta che si contrapponga alla deriva conservatrice di entrambi i partiti – conservatori e laburisti – nel Regno Unito come nel resto d’europa. La corsa a destra per recuperare consensi sta falcidiando le vite dei comuni cittadini, che non a caso si sentono sempre più lontani da un sistema che li delude costantemente, e sta portando l’intero continente verso un baratro senza ritorno.
Federico Dolce, MERA25 Italia portavoce e segretario nazionale:
“MERA25 Italia sostiene convintamente la necessità di una forte spinta che si contrapponga alla deriva conservatrice di entrambi i partiti – conservatori e laburisti – nel Regno Unito come nel resto d’europa. La corsa a destra per recuperare consensi sta falcidiando le vite dei comuni cittadini, che non a caso si sentono sempre più lontani da un sistema che li delude costantemente, e sta portando l’intero continente verso un baratro senza ritorno.”
Perché?
I difetti intrinseci del sistema politico britannico stanno diventando sempre più evidenti. Da quando i conservatori sono saliti al potere nel 2010, la vita della popolazione è diventata sempre più miserabile. Il tenore di vita è crollato e l’austerità è diventata lo strumento politico preferito. I servizi essenziali, dalle case di cura alle scuole, dai treni ai servizi idrici, vacillano quotidianamente a causa dell’incessante privatizzazione. Come se non bastasse, i cittadini devono fare i conti con l’aumento delle tasse, con i conservatori che hanno supervisionato il più grande aumento delle tasse dal secondo dopoguerra, mentre i ricchi – come Rishi Sunak e Keir Starmer – godono di aliquote fiscali inferiori al 25%.
Questa miseria è destinata a continuare, indipendentemente dal fatto che il prossimo Primo Ministro sia laburista o conservatore. I laburisti, sotto Starmer, sostengono le privatizzazioni, si oppongono all’organizzazione dei lavoratori, sostengono l’aumento delle spese militari e non difendono i diritti dei rifugiati. Si oppongono a nuove tasse sulle imprese e abbandonano le politiche sull’energia verde e sulla protezione dell’ambiente.
La cosa peggiore è che, nonostante il genocidio in corso dei palestinesi, sia i conservatori che i laburisti continuano a sostenere incondizionatamente Israele. Sotto Starmer, i laburisti hanno represso le critiche a Israele e il sostegno ai diritti dei palestinesi già prima del 7 ottobre, assumendo un ex ufficiale dei servizi segreti israeliani per sorvegliare i membri del partito, provocando espulsioni per dissenso.
Ma le alternative esistono. L’esposizione di leader corrotti, le false promesse della Brexit e la ginnastica mentale dei partiti dell’establishment per giustificare il sostegno a Israele hanno rianimato la vita politica del Regno Unito.
Con queste premesse, i membri di DiEM25 nel Regno Unito sono pronti a innalzare gli standard di democrazia, solidarietà e libertà di espressione; a porre fine all’impoverimento delle persone nel Regno Unito e non solo; a cessare il sostegno militare a Israele e ad unirsi alle 145 nazioni che riconoscono la Palestina; a manifestare a milioni per spezzare la morsa sulla vita e liberare i 20 milioni di persone che vivono al di sotto dello standard di reddito minimo.
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