L’ACCORDO ITALIA – LIBIA È UN CRIMINE DA DENUNCIARE

Piena condanna di DiEM25 all’accordo che verrà rinnovato il 3 novembre.

Abusi commessi da trafficanti, condizioni inumane, denutrizione, abuso e sfruttamento. Brutali uccisioni dei prigionieri, stupri, prostituzione forzata e violenze sessuali. Tortura, mancata assistenza medica per i detenuti, detenzione arbitraria e indefinita in condizioni inumane, dove il lavoro è sfruttamento forzato all’interno di uno scenario in cui l’uso indiscriminato della forza e rapine per le strade sono all’ordine del giorno.

Non è un documento delle ONG, né uno dei tanti appelli che in queste ore circolano affinché il governo italiano non rinnovi lo scandaloso accordo con il governo libico di Al-Sarraj, e nemmeno un estratto delle innumerevoli inchieste giornalistiche che periodicamente svelano i segreti di un sistema criminale finanziato e supportato dal nostro paese per conto della fortezza Europa.

Sono i titoli dei paragrafi del rapporto delle Nazioni Unite (UNSMIL ed Alto Commissariato per i Diritti Umani) del 20 dicembre 2018. Solo l’ultimo di una serie di rapporti che, almeno dal 2016, dicevano già tutto quanto andava detto.

Perché di quello che accade in Libia sappiamo tutto quello che c’è da sapere. Anche se parliamo di un accordo mai passato dal nostro parlamento, nella consueta assenza di trasparenza che è sempre più una costante non solo in fatto di politiche migratorie europee, ed anche se c’è ancora spazio per le inchieste di chi volesse approfondire, ad esempio, il modo in cui si è dato vita alla zona Search and Rescue libica.

A pochi giorni dallo scadere, il 2 novembre, del vergognoso “Memorandum d’Intesa Italia – Libia” stipulato dal governo Gentiloni a febbraio 2017, sembra che il governo Conte stia lavorando ad alcune modifiche di facciata. Un modo per rendere presentabile l’orrore.

Avremo, probabilmente, un nuovo accordo che imporrà al governo fallito libico di “rispettare gli standard previsti in materia di diritti umani”, “migliorare le condizioni di detenzione dei migranti” e “chiudere i centri di detenzione che non rispondano a criteri minimali”. Probabilmente, qualche funzionario ministeriale sta spingendo furiosamente le innumerevoli esortazioni dell’ONU che già da anni raccomandano al nostro e a tutti i governi di adottare misure di questo tipo, magari lo stesso rapporto che abbiamo citato all’inizio.

Ma sappiamo tutti che è una farsa. Sappiamo tutti che in Libia si è affermato un sistema di sfruttamento che ha reso i migranti una merce dalla quale è possibile estrarre ogni forma di profitto. Sappiamo che esiste una sostanziale commistione tra “autorità libiche”, milizie, trafficanti. Sappiamo che le condizioni, in Libia, sono talmente difficili che alcuni migranti cercano rifugio persino nei centri “governativi” di detenzione, pur di sfuggire all’ennesimo ciclo di torture, stupri, ricatti.

E sappiamo anche che Italia ed Europa si piegheranno ancora una volta alla logica del ricatto che porta a scegliere una politica di terziarizzazione delle frontiere, in cui ci si rivolge al mafioso di quartiere affinché risolva il problema di tenerci le strade pulite dai “negri”, lasciandogli mano libera su tutto pagando un pizzo profumato, salvo poi ritrovarsi nell’angolo alla prima minaccia di un Erdogan o di un Bijia, a capo della guardia costiera di Zawya e interlocutore sia del Viminale che del Ministero della Giustizia.

Chi ha parlato di nuovo umanesimo e di discontinuità, ha una nuova occasione per passarsi una mano sulla coscienza. Noi non ci facciamo illusioni, sapendo che una coscienza bisognerebbe intanto averla. E se, come sembra, sarà scritto un nuovo capitolo della vergognosa trattativa in cui chi parla di umanesimo si siede allo stesso tavolo di chi ha ancora le mani sporche di sangue, sappiamo che non sarà altro che l’ennesimo episodio di una storia già vista, nella quale altri morti si aggiungeranno alle decine di migliaia che la politica della paura e del respingimento ha già prodotto.

Noi continueremo a batterci per un diverso modello di rapporti tra esseri umani, tra nazioni, tra poteri, e a chiedere la fine di questo apartheid per procura, e di questi indicibili accordi.

Giampiero Obiso (Baobab Experience) per Diem25 Italia.

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