DiEM25

L’ala elettorale di DiEM25 è un momento storico

Come DiEM25 potrebbe diventare “un incubatore per la democrazia dalla base che sia capace di soluzioni sovranazionali”, secondo Rosemary Bechler, membro del nostro Collettivo di Coordinamento.

>> Un  movimento-partito (un ibrido, che non è né un movimento solo tematico né un partito burocratico alla ricerca del potere)

La proposta di DiEM25 di fondare qualcosa che non sia “soltanto un altro partito politico” delinea un duplice approccio: un movimento-partito  (un ibrido, che non è né un movimento solo tematico né un partito burocratico alla ricerca del potere) che può svolgere entrambe le funzioni. Negli ultimi tempi abbiamo assistito ad alcuni entusiasmanti esperimenti, all’interno del campo della politica progressista europea, che cercano di conciliare la struttura orizzontale con quella verticale.  Si sono ottenuti i migliori risultati quando non si sono posti limiti alle energie di trasformazione auto-organizzate dalla gente, in nome di un qualche filtro o controllo [dall’alto] pianificato prematuramente al fine di ottenere potere.
La nostra introduzione di “Non Solo Un Altro Partito Politico” solleva una domanda cruciale: come possiamo partecipare alle elezioni, nazionali o pan-europee, senza perdere il nostro “carattere di movimento” e la nostra capacità di discutere ed influenzare attraverso il dialogo e la collaborazione i partiti politici esistenti?
Con questa proposta stiamo ribaltando la contraddizione in una prospettiva realistica, un continuo processo democratico nel cuore del movimento DiEM25. Di fronte ad ogni specifica opportunità elettorale, il movimento intero, a livello pan-europeo, nei dibattiti nazionali, e come singoli appartenenti al movimento, sceglierà insiemeil migliore approccio strategico. Il primo di novembre decideremo se cercare di registrare un’ala elettorale in quanti più Paesi sarà possibile. Ma la scelta sul fatto che tale ala elettorale partecipi a qualsiasi futura elezione verrà di nuovo sottoposta al voto di tutti gli iscritti a DiEM25. Votazioni pan-europee decideranno inoltre su ogni strategia elettorale, ma soltanto dopo avere imparato molto sullo spessore democratico del nostro movimento e sull’impatto di culture diverse tutte ispirate da una comune visione europea.
Quali criteri ispireranno i membri nelle votazioni? Spero che seguiranno quello citato dal Manifesto. Gli iscritti cercheranno di identificare la forma di intervento politico che meglio colleghi la “nostra agenda comune… con le comunità locali ed ai livelli regionali e nazionali”.
Venendo da una Gran Bretagna, invischiata nel dibattito sulla Brexit per tutto il futuro prevedibile, sono ben felice di poter partecipare ad una discussione ed analisi profonda a livello pan-europeo sul nostro futuro comune. Tuttavia non riesco neppure ad immaginare che DiEM25 possa presentarsi alle elezioni generali nel Regno Unito. Rispetto alla connessione che cerchiamo, non so immaginare un’opportunità migliore di quella del Partito Laburista di Jeremy Corbyn, che mette in collegamento con i lavoratori le persone della classe media che hanno a cuore gli altri,  nonostante i media nazionali, compresa la BBC di Reith [sinonimo di servizio pubblico indipendente, n.d.t.] , abbiano per tanti anni fatto di tutto per impedirlo.  Nelle elezioni nazionali, sono interessata a cercare il consenso attraverso alleanze progressiste contro un Partito Conservatore, sempre più simile all’Ukip, sempre che si tratti di alleanze che partono dalla base. Ritengo inoltre che DiEM25UK possa rendersi utile come spazio per il dibattito su questi argomenti.
Tuttavia se DiEM25 decidesse attraverso la sua intelligenza collettiva di discendere nell’arena elettorale in Gran Bretagna, come persona che fa parte del movimento DiEM25, senza essere iscritta al partito, manterrei la possibilità di argomentare a favore e di battermi per quegli obiettivi che ho descritto sopra.

>> Un movimento-partito transnazionale, con un programma comune per tutti gli stati d’Europa

Prima di raggiungere questa fase, avremo avuto abbastanza tempo per permettere ai rispettivi Comitati Nazionali (NC) di mettere i propri iscritti in condizione di valutare la loro capacità e di riconoscere la scelta di maggiore impatto tra un ampio ventaglio di opzioni. [Queste opzioni potrebbero spaziare] da quelle che DiEM25 ha già provato: chiedere ai candidati di sottoscrivere un accordo che li impegni a sostenere le politiche di DiEM25; dare appoggio a candidati, partiti o coalizioni; lavorare per un’alleanza progressista; rafforzare la visibilità nel dibattito elettorale delle proposte del nostro New Deal per l’Europa; o qualche altro metodo a cui non abbiamo ancora pensato; fino al forgiare un’alleanza più permanente con un partito locale che agisca come “ala elettorale” in quello stato (un movimento che si proponga di attirare partiti, piuttosto che viceversa, avrebbe un’impronta decisamente innovativa, non credete?); o fino a lanciare un nuovo partito con un programma politico completamente articolato da DiEM25. [I Comitati Nazionali] potrebbero fare la loro proposta, o mettere sul tappeto una serie di opzioni,  ma a decidere sarebbe l’intero DiEM25. Nel caso di un’improbabile spaccatura tra un NC ed il resto di DiEM25, il conflitto dovrebbe venire risolto con una prestabilita procedura. Fondamentalmente in ogni caso tutti imparerebbero dal processo.
L’opportunità ibrida che stiamo proponendo è liberatoria proprio in quanto si fonda su un processo decisionale dalla base del tipo più ambizioso. Ciascun membro di DiEM25 deve sia decidere collettivamente il migliore scenario per DiEM25, sia scegliere individualmente ed in piena coscienza a cosa  dedicare il proprio tempo ed impegno. Questo fecondo processo decisionale mi sta a cuore non soltanto perché mi piace votare. Come ha detto un collega: “vogliamo offrire alla gente una visione dell’Europa e di se stessi che sia davvero radicale” [il corsivo è dell’autrice]. Secondo me per fare questo  DiEM25 deve precisamente diventare un movimento prefiguratore, un investimento a lungo termine in un processo democratico e democratizzante,  che verrà reso consapevole e possibile dall’esperienza pan-europea dell’intero DiEM25.
Questo è fondamentale non soltanto per liberare le energie trasformative dei membri, ma anche per tenere aperta a tutti i livelli la relazione tra l’organismo politico ed il mondo esterno, il posto in cui vuole muoversi e che vuole trasformare, alla scala ed alla velocità con cui dobbiamo farlo.
Senza venire risucchiati negli aspetti strettamente disciplinari della democrazia interna, ma usando i suoi processi intelligenti come un’opportunità per generare i dibattiti e le pluralistiche relazioni che dobbiamo coltivare nelle nostre società più allargate… questo permetterà ad ognuno di noi di aprirsi verso l’esterno dove c’è la vera sfida da affrontare. Tra un’elezione e l’altra, non dobbiamo avere paura dei conflitti di priorità. In effetti, se siamo abbastanza numerosi, spero che il nostro movimento sperimenterà approcci diversi per trovare quello che funziona meglio per costruire DiEM25, piuttosto che perdere troppo tempo a deliberare.
Allo stesso tempo, auto-organizzarsi è difficile e può essere demoralizzante, se non sono evidenti gli scopi, l’impatto ed il progresso. L’intento di portare il nostro quadro strategico del New Deal Europeo alle “urne elettorali” delle elezioni europee del 2019, ci fornisce un meraviglioso punto focale per condividere idee, per trovare la prassi migliore, per confrontare indizi, speranze e paure, mentre mettiamo alla prova le nostre capacità di galvanizzare il nostro comune impegno, in sostanza mentre prendiamo decisioni a livello transnazionale.

>> Un incubatore per la democrazia dalla base – piuttosto che gli elitari e burocratici partiti nazionali della sinistra

Citando ancora un collega: il nostro movimento pan-europeo “ha l’opportunità di consolidarsi attorno a una serie di valori radicali, che superando ogni classificazione tradizionale, spingono persone di diverso orientamento politico ad unirsi a noi o a collaborare con noi”. Ma prosegue domandandosi: “Come possiamo influenzare i programmi senza fare parte del sistema?”
La difficoltà qui sta nel conciliare un vivaio pluralista di idee ed impegni con una macchina efficiente per l’intervento politico verso l’esterno. L’unica risposta possibile è quella di rivestire caso per caso la funzione che meglio si adatta alla situazione, e al contempo cercare di limitare i danni che potrebbe subire l’altra funzione nel processo. Abbiamo già in vigore un processo per l’elaborazione delle politiche che ci ha permesso di intervenire in modo tempestivo e costruttivo su diversi avvenimenti europei grandi e piccoli. Adesso potremmo trarre grande vantaggio dall’imminente costituzione di collettivi spontanei di DiEM25 (DSC) su base tematica, ma soltanto potendo scegliere quello che risulta utile alla nostra particolare scuola [di pensiero, n.d.t.] sulla diplomazia. Altrimenti l’intero movimento passerà il suo tempo a revisionare le politiche, invece di impegnarsi a trasformare le condizioni di status-quo che ci circondano,  ed in primo luogo a costruire i nostri ranghi di attivisti DiEM25.
Ecco perché ritengo sia cruciale per noi definire chiaramente i nostri principi operativi per quanto concerne i compiti essenziali dei Comitati Nazionali e dei DSC. Gli organismi nazionali devono essere collettivi di coordinamento con il mandato più largo e profondo di far crescere il nostro movimento ed aiutarlo a lanciare (o meno) la sua strategia elettorale. Dovrebbero impiegare il loro tempo per facilitare la comunicazione in tutte le direzioni, internamente ed esternamente, invece di diventare dirigenti che prendono le decisioni o dei guardiani restrittivi. Inoltre secondo me i DSC tematici dovrebbero avere come funzione principale non la elaborazione delle politiche, ma la creazione di stimolanti e produttivi dibattiti che sappiano attrarre pensatori verso il nostro movimento. Che è la ragione per cui la natura pluralistica del nostro movimento, riunendo persone da diversi partiti e movimenti di un Paese oltre che da tutte le nazioni d’Europa, fornisce un vantaggio tanto significativo alla formazione transnazionale ibrida rispetto ad organizzazioni più irriducibili nei loro metodi dall’alto verso il basso.
Nella nostra proposta ci siamo marcatamente distinti da quelle che abbiamo chiamate le tendenze “centraliste democratiche” dei partiti politici classici. Perdonateci per aver usato in questo caso una iperbole storica. Il “centralismo democratico” era il concetto inventato da Lenin per descrivere qualcosa di molto più autoritario della semplice “idea che i membri devono diventare subordinati al partito ed alla maggioranza”. Lenin usava questo per asserire che i membri devono essere subordinati alla “dirigenza” (il comitato esecutivo), un po’ come faceva Tony Blair, ma senza avere l’attenuante che durante il travaglio della rivoluzione sarebbe un lusso perder tempo per la democrazia interna del partito.
Certo, Lenin asseriva che una volta completata la rivoluzione, si doveva abbandonare il centralismo democratico. Tuttavia questo non si è realizzato mentre lui era in vita. Di conseguenza il concetto è diventato un insulto sarcastico con il quale si insinua che un partito che si atteggia ad essere democratico è invece completamente dominato dalla dirigenza.
Tuttavia, l’idea rimane all’interno della stessa famiglia, e quello che stiamo proponendo ora è indice di quanto poco la politica si sia distanziata [da questa idea, n.d.t.]. Per i nostri scopi, la differenza saliente sta nel contrasto tra un esercizio di potere manovrato dall’alto ed inscenato dall’elite e l’impegno di DiEM25 verso una democrazia partecipatoria dalla base. Alcuni potrebbero temere di restare intrappolati nell’ennesimo dramma della prima descrizione. Non ci sorprende, visto che troppi di noi negli ultimi tempi hanno sofferto per esperimenti che pur partendo da ogni buona intenzione sono finiti a percorrere la stessa cattiva strada. Ma continuo a sperare che la maggior parte di noi sia pronta ad essere ottimista e a voler fare ciò che serve per diventare il demos di cui l’Europa ha bisogno.
Posso inoltre aggiungere che, secondo la mia esperienza degli ultimi sei mesi nelle discussioni del Collettivo di Coordinamento,  nonostante e proprio grazie al considerevole talento dei membri, il collettivo riconosce quanto è cruciale riuscire a progettare assieme proprio questo processo di reciproco empowerment. Se vogliamo sperare di avere un vantaggio sui nostri potenti concorrenti, nel mondo delle reti distribuite in cui viviamo, dobbiamo negoziare tra di noi in modo liberante e liberatorio.
Steven Weber ha espresso bene questo punto nel suo The Success of Open Source [Il successo dell’Open Source, n.d.t.] (Harvard UP, 2004), quando paragona le comunità open source alle comunità religiose moderne.  “Sono i leader a dipendere dai seguaci è non il contrario…  la via principale verso un fiasco è quella di non tener conto dei loro seguaci.” Questo è così importante per il ruolo critico che assume al giorno d’oggi un dialogo autogestito che produca rispetto e visione [collettiva, n.d.t.] a partire dai nostri  diversi punti di vista, in particolare superando le tradizionali barriere,di identità, linguaggio o cultura:  “Troviamo qui persone che cercano di comprendersi tra loro, di sviluppare un dibattito costruttivo, di prendere in considerazione l’intera portata della politica di oggi.”
È prima di tutto questo dibattito, questo fecondo dissentire,  che rappresenta la risorsa ultima di DiEM25 per la trasformazione dell’Europa che cerchiamo.

>> Una piattaforma nazionale che cerchi “soluzioni europee a problemi nazionali”

Qui è senz’altro dove confluiscono determinazione e intuizione. E su questo punto, ben lontani dall’essere idealisti, crediamo che questo sia semplicemente cosa richiede “l’ampio raggio della politica moderna” – che in quanto movimento aiutiamo l’Europa a trovare soluzioni alla tossica pericolosità  dell’Internazionale Nazionalista e dei suoi complici neoliberisti, risalendo il fiume verso le sue fonti autoritarie, così da difendere tutte le vittorie raccolte lungo il percorso, grandi o piccole che siano, dove saremo riusciti a proliferare e condurre la nostra lotta per la liberazione.
Carpe DiEM!

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