Nessuna falsa “Pax Mediterranea”

del Collettivo Pace e politica internazionale (DSC) | 23/09/2020

 

Il Mediterraneo, o Mare Nostrum per gli antichi romani, ovvero il nostro mare”. Oggi, il Mediterraneo orientale si sta rapidamente trasformando in un vortice di allerte navali, mentre le forze militari di tutto il mondo navigano in quest’area contesa.

 

Gli improvvisi aumenti della spesa militare, nonostante la pandemia e la volatilità economica, aggiungono carburante ai toni sempre più bellicosi dei leader, governi e persone in tutta la regione.

In un’iniziativa guidata da Pompeo, gli Stati Uniti hanno recentemente sospeso il loro decennale embargo sulle armi contro Cipro, compromettendo così gli storici sforzi internazionali per sedare le tensioni greco-turche sull’isola. L’esercito statunitense ha più recentemente annunciato che potrebbe trasferire le 50 testate nucleari conservate nella base di İncirlik in Turchia a Cipro, o su un’isola greca in risposta alle minacce provenienti da Ankara. Nel frattempo, la Turchia ha annunciato il suo programma per le esercitazioni a fuoco con la marina russa nel Mediterraneo orientale.

 

Il tweet del presidente francese Macron, che chiede “Pax Mediterranea”, testimonia gli sforzi disordinati della Francia per riaccendere la grandezza dei progetti imperialisti.

 

La dichiarazione, pubblicata dopo il 7° vertice dei paesi del Sud dell’UE, sottolinea i risultati del vertice MED7. Le pressioni di Macron per sostenere la fazione greca in questo scontro assomigliano ad una ritorsione contro la sfida che la Turchia ha posto alle ambizioni francesi nel conflitto libico.

L’investimento transnazionale nella contesa libica aveva già rianimato le rivalità delle grandi potenze del Mediterraneo poco prima e durante la pandemia di COVID-19. Il contorto appello di Macron alla diplomazia nel Mediterraneo orientale, accompagnato dal volo della portaerei nucleare che porta il nome di de Gaulle, serve a ricordare che la guerra continua ad avere la massima priorità per chi è all’apice del potere.

Riconosciamo la complessità delle tensioni che storicamente hanno interessato il Mediterraneo. Ma appare evidente come sia l’enorme disuguaglianza di ricchezza che le relazioni conflittuali e l’ anacronistica competizione per le risorse percepite come “ricche”, accompagnati dalla profusione di armamenti, abbiano accentuato le posizioni nazionalistiche.

Macron, eletto nel 2017 per contrastare l’etnonazionalismo tossico di Marine LePen, vuole ora alimentare quello stesso veleno fatto di intimidazioni nazionaliste e megalomania nei paesi del Mediterraneo orientale. I giochi di potere della guerra in Libia minacciano di spostarsi a est, nell’Egeo, soprattutto a causa della politica estera disunita dell’UE. E’ necessario identificare subito i collegamenti per poi troncarli.

 

Non ci possono essere vera trasformazione e vera pace in Europa se le altre parti del mondo vivono in miseria, conflitti e guerre.

Non ci sarà pace perché gli attori statali ricorrono sempre più spesso a strumenti militarizzati e di sorveglianza per mantenere lo status quo neoliberale. Violando le loro stesse linee guida, gli Stati dell’UE hanno incrementato le convenzionali esportazioni di armi verso paesi coinvolti in conflitti e crimini contro l’umanità di larga scala. I paesi europei devono porre fine alla diffusione della violenza all’estero e devono astenersi dal nascondersi dietro storie di antiterrorismo e di sicurezza nazionale.

In parte, l’immobilità europea in questo conflitto è dovuta a una contorta e autolesionista conformità nordatlantica agli impulsi della Casa Bianca e alla sua agenda sulla guerra per le risorse contro la Russia. Dopo le visite di Pompeo, il governo greco, fermamente sostenuto dalle oligarchie locali, si è offerto di fare da potenziale venditore di gas naturale all’UE in coppia con gli USA, nel tentativo di spostare gli equilibri dell’alleanza energetica russo-turca dopo gli accordi intercorsi tra le due nazioni sui gasdotti turchi. Lontani da queste acque, gli Stati Uniti rischiano meno degli europei quando scelgono se schierarsi con i governi nazionalisti o con gli investitori che attualmente si contendono il potere marittimo e l’estrazione di idrocarburi in quest’area ancora contesa.

 

La posizione di DiEM25 sull’Egeo e sul Mediterraneo rimane la stessa: vogliamo un mare pacifico, cooperazione e una Green Prosperity condivisa, decisa da tutti i paesi del Mediterraneo, indipendentemente se si affacciano sul Mare Nostrum da coste europee, africane o dell’Asia occidentale.

Oggi cerchiamo un dialogo euro-afro-asiatico, libero dall’intermediazione imperiale disposta a rischiare una guerra su larga scala e pur di incentivare i profitti. Vogliamo dirottare i miliardi versati nel prepararsi per le guerre sulla gestione delle catastrofi umane a cui stiamo assistendo nel Mare Nostrum. La prossima riunione del Consiglio europeo straordinario rappresenta un’opportunità per cambiare il corso del conflitto. La prosperità, attraverso la cooperazione, può invertire il corso delle forze che sostengono l’escalation conflittuale. Analizzando gli interessi in gioco, possiamo immaginare una strategia che porti quiete nella regione che ha dato al mondo ricchezze culturali e che è patrimonio comune dell’umanità.

Questa nuova visione dovrebbe essere costruita democraticamente dai popoli della regione. DiEM25 invita i cittadini a immaginare come stabilire la pace, insieme all’unità politica, economica e sociale dei paesi europei, dall’Atlantico agli Urali.

Vi invitiamo ad unirvi a noi in questo viaggio e, come primo passo, a compilare il nostro questionario sulla politica internazionale.

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Il DSC riconosce i preziosi contributi di Arturo Desimone e Amir Kiyaei. Arturo Desimone e Amir Kiyaei sono entrambi membri di DiEM25 e del suo collettivo spontaneo che si occupa di pace e politica internazionale.

 

Fonte delle foto: Wikimedia Commons.

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