Un GREEN NEW DEAL su l’Ecofuturo by Stefania Romano Coordinatore per l’Italia per la Campagna Green New Deal for Europe

Un GREEN NEW DEAL su l’Ecofuturo

Un GREEN NEW DEAL su l’Ecofuturo

Perché non rimangano solo le parole occorre molto più di una protezione ambientale.
Occorre conservare la Natura e promuovere una nuova consapevolezza

Riguardo al Green New Deal, il 22 maggio 2019 The Guardian riporta le parole di Yanis Varoufakis: 

«Un Green New Deal radicale può unire i progressisti in tutta Europa, allo stesso modo in cui i movimenti di estrema destra e nazionalisti si stanno mobilitando sui temi dell’immigrazione e della xenophobia».

Il Green New Deal per l’Europa (GNDE) nasce in seno a DiEM25, nel gennaio del 2019.

Apre la strada alla Campagna (https://www.gndforeurope.com) GNDE a maggio coinvolgendo attivisti, organizzazioni e associazioni europee. Mentre la Presidente della Commissione UE proclama la lotta contro il cambiamento climatico un’intera generazione scende nelle piazze in 150 Paesi e all’Onu entra una delegazione di giovani attivisti, guidati da Greta Thunberg. I precedenti esistono, ma hanno avuto un’attenzione limitata:
Severn Suzuki, “la bambina che zittì il mondo per 6 minuti”, tenne un discorso appassionante al Vertice di Rio de Janeiro nel 1992 ma allora chi lavorava sull’ambiente, era guardato come un alieno.
Eppure la lista degli attivisti che hanno dato la propria vita per difendere i loro territorio è lunga. Secondo la stima dell’ONG Global Witness nel 2018, in media, tre persone ogni settimana hanno perso la vita per aver difeso la loro terra da progetti minerari, forestali o agroindustriali.
Un sondaggio della Commissione Ue dichiara che il 93% degli europei considera il surriscaldamento globale un problema grave: i disastri dell’estate appena passata, dai ghiacciai della Groenlandia che si sciolgono ai roghi in Siberia e Amazzonia, hanno lasciato il segno.
Oggi la parola d’ordine è il Green New Deal, evocata come un mantra da varie forze politiche durante le ultime elezioni europee. E per direzionare le forze e gli obiettivi arriva la Campagna del GNDE, il programma per una giustizia ambientale che promuove un rilancio degli investimenti nell’energia e nelle infrastrutture. Il GNDE vuole costruire un’economia
più democratica, più giusta, fatta di concretezze: lavori dignitosi, difesa dei diritti dei lavoratori, comunità vitali, funzionanti e sostenibili. Se il “New Deal” Roosvelt ha incrementato la produzione industriale, il GNDE si propone di decarbonizzare l’economia. Se L’Europa dell’Austerity ha chiesto sacrifici, il GNDE vuole offrire sicurezza, stabilità e uguaglianza.

Giusta transizione per l’Europa

Ma esattamente il Green New Deal for Europe cosa propone?

Si tratta di un programma finanziario e legislativo, coordinato da una Commissione: Lavori Pubblici Verdi, Unione Ambientale e Commissione per la Giustizia Ambientale.
Il primo punto fa leva sui finanziamenti pubblici, sulle banche pubbliche affinchè schierino i fondi per il clima: la transizione verde richiede investimenti che non solo generino profitto per gli investitori, ma producano anche utili sociali, riportando la finanza alle origini, alle architetture basate sulla comunità. Propone una revisione del sistema finanziario, arginando il sistema d’incentivi che ha permesso di fare profitto provocando danni ambientali, e chiedendo ai responsabili risarcimenti finanziari.
Offre formazione per chi lavora in settori industriali verso una conversione sostenibile; supporto alle comunità rurali nella transizione verso modelli sostenibili, tagliando i sussidi a chi danneggia l’ambiente. Le imprese che si distingueranno nel raggiungimento degli alti standard europei di sostenibilità, democrazia e giustizia sociale riceveranno un premio.
Si introduce un ampio programma per isolare le case europee (inefficienti energeticamente al 75%) dal caldo e dal freddo, migliorando l’adattamento delle comunità all’ambiente e i 38 milioni di case vuote saranno rimesse in circolo per aiutare i senzatetto; un fondo di coesione per la mobilità garantirà che ogni comunità abbia accesso a un sistema di trasporti integrato, rafforzando trasporti pubblici, piste ciclabili, car-sharing, ecc; un reddito di assistenza per chi non ha un contratto di lavoro, ma si prende cura dei figli o dei genitori; la diminuzione di ore di lavoro, stipendi più alti, inserendo i lavoratori nei consigli di amministrazione, riconoscendo loro una quota di voto e reinvestendo una percentuale dei profitti annuali in progetti della comunità.
Agli interventi finanziari si affianca un pacchetto integrato di provvedimenti legislativi per riallineare la politica dell’UE alla scienza. Si richiede una dichiarazione di emergenza climatica e ambientale, avviando una revisione dell’attuale legislazione europea e stabilendo nuovi obiettivi per quelle successive; si respinge il quadro normativo del “mercato interno dell’energia” al fine di consentire una “municipalizzazione” delle infrastrutture energetiche.
Sono eliminati tutti i sussidi ai combustibili fossili; si adotta un nuovo sistema di commissioni e dividendi, assicurandosi che tutti i settori responsabili delle emissioni siano tassati, e che i proventi di questa tassazione siano distribuiti ai cittadini europei.
È promossa la solidarietà, mettendo al centro gli interessi dei lavoratori, delle comunità e dell’ambiente: sono previste sanzioni per chi inquina, riconoscendo lo status di reato perseguibile all’ ‘ecocidio’.
La Commissione per la Giustizia Ambientale è il primo organismo internazionale incaricato di garantire che la transizione verde sia anche giusta: una Commissione, una Sottocommissione e Assemblee Cittadine per mettere la partecipazione pubblica al centro delle attività.
Le persone marginalizzate a livello sociale, economico, culturale, politico, istituzionale, sono vulnerabili ai cambiamenti climatici. La crisi climatica è globale, ma il suo impatto non è distribuito equamente. I paesi più poveri stanno oggi pagando il prezzo più alto, pur essendone i minori responsabili; occorre lavorare quindi sui fenomeni migratori, sulle imprese multinazionali, confrontandosi con i crimini coloniali del passato e aprendo la via alla possibilità per le future generazioni di vivere in un mondo sano.

Il programma per la Transizione Giusta

Per essere ancora più giusti va aggiunta una nota finale: secondo l’organizzazione Movement for the Abolition of War (MAW) il mondo spende circa 2 trilioni di dollari all’anno in spese militari. Almeno la metà di questa cifra viene spesa per la produzione militare con una enorme emissione di CO2.

«È stato stimato che il 20% di tutto il degrado ambientale nel mondo è dovuto agli eserciti e alle relative attività militari» perché «tutto è interconnesso: conflitti armati, violazioni dei diritti umani, inquinamento ambientale, cambiamenti climatici, ingiustizia sociale».

Intanto Trump ha ufficializzato l’uscita dall’Accordo di Parigi. La Nuova Zelanda con Jacinda Ardern, invece, ha approvato l’ambiziosa legge sui cambiamenti climatici con cui si impegna a azzerare le proprie emissioni di gas serra entro il 2050, rispettando l’Accordo di Parigi.
Jeremy Rifkin ha allertato:

«Io ho conosciuto i leader politici in tutto il mondo e non saranno loro a agire il cambiamento», e ha aggiunto: «C’è bisogno di un cambiamento di consapevolezza. C’è bisogno di empatia. Siamo di fronte a una rivoluzione planetaria, e non voglio che nessuno mi dica che è troppo tardi». 

E rivolgendosi agli studenti ha esclamato con veemenza:

«Make this happen!».

Mi vengono in mente le parole di Jane Godall:

«Come è possibile che sia la creatura più intellettuale sulla terra che sta distruggendo la sua sola casa?» 

La chiamiamo protezione ambientale. Ma l’ambiente non dovrebbe essere protetto, visto che, senza ciò che noi chiamiamo “servizi dell’ecosistema” noi non sopravvivremmo. Dovremmo, invece, naturalmente conservarlo.
Ciò che serve, allora, è un cambiamento di consapevolezza, serve che cambiamo noi. Noi e i nostri protagonismi, noi e i nostri egocentrismi, noi e le nostre divisioni, noi e la nostra avidità, le nostre gelosie e invidie.
Siamo riusciti ad andare sulla Luna e non riusciamo a conservare il nostro Pianeta?
Non riusciamo a cambiare noi stessi?
Se non lo facciamo, tutti i programmi che sulla carta sono i più belli del mondo, con tutte le intenzioni più belle del mondo, resteranno inchiostro nero su fogli bianchi.▲

Stefania Romano
(membro eletto del Collettivo Nazionale Italia DiEM25, Coordinatrice per l’Italia per la Campagna Green New Deal for Europe)
Pubblicato originariamente nel numero I Anno 2, gennaio/febbraio 2020 di Ecofuturo, rivista bimestrale.
Leggi l’articolo completo su ecofuturo.eu

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